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    Addio a Nedo Fiano, voce dei sopravvissuti alla Shoah

    E’ mancato oggi a Milano Nedo Fiano, 95 anni, instancabile Testimone della Shoah. Il presidente della Comunità Milo Hasbani, il Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib, tutto il Consiglio e comunità intera lo ricordano con grandissimo affetto e rimpianto per la sua instancabile opera di testimonianza della deportazione ad Auschwitz. “Oggi abbiamo perso un pezzo della nostra memoria – ha detto Milo Hasbani – ho potuto assistere con grande interesse quando parlava ai ragazzi della Scuola ebraica e non solo, che lo ascoltavano in religioso silenzio. Ai figli Enzo ed Emanuele a Milano e Andrea negli Stati Uniti, ai nipoti e a tutta la famiglia un forte abbraccio”. Nel 2008 aveva ricevuto l’Ambrogino d’Oro della Città di Milano. “Personalmente non mi esalto per i riconoscimenti”, disse in quell’occasione a Mosaico (Bet Magazine), testata ufficiale della comunità ebraica di Milano, “anche se sono grato, perché in assoluto mi interessano i valori e vedo che in questa circostanza si è voluto sottolineare il pensiero e il ricordo dello Sterminio di cui grande parte fu il campo di Auschwitz-Birkenau, quindi non premiare una persona ma il ricordo di quanto avvenne in quel tempo. Cosa ho fatto io? Io ho ricordato, perché ritengo che il ricordo sia un tesoro ricchissimo, un’importante patrimonio da trasmettere, perché solo con la memoria del passato si può costruire un solido presente e si può guardare al futuro con fiducia; il presente è figlio del passato e padre del futuro, da qui discende l’utilità del passato e del ricordo anche per rispondere alla domanda perché è accaduto? e potrà ancora accadere? e in quella occasione aveva parlato con la nostra redazione, che più volte negli anni aveva raccolto i suoi ricordi”. Questa la motivazione della Medaglia d’Oro del Comune di Milano: “Protagonista e testimone attivo della più grande tragedia del novecento, la Shoah. Deportato ad Auschwitz nel 1944, pur avendo subito gli orrori della persecuzione nazista e la perdita di tutta la famiglia nei campi di concentramento, non ha mai smesso di credere nella vita e nell’uomo, dedicando la sua opera e il suo impegno civile al dovere del ricordo e all’irrinunciabile difesa della dignità umana e del dialogo fra i popoli. La sua è una memoria che diventa storia e monito per le nuove generazioni affinché l’oblio e il silenzio non prevalgano, e il ricordo di quei fatti atroci sia di sostegno ad una convivenza civile rispettosa di ogni uomo”. 

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