Hermann
Hesse scriveva a Martin Buber: “Tra i suoi scritti, ‘Il
cammino dell’uomo’ è indubbiamente quanto di più bello io abbia letto. La
ringrazio di cuore per questo dono così prezioso e inesauribile.” Poco più di
sessanta pagine, dense ed energiche che contengono un messaggio sull’uomo e
sulla sua educazione. Tracciando un itinerario verso la crescita e la maturità
per tornare a se stessi, Buber tocca diversi aspetti del vivere umano: il pieno
dispiegamento di sé, la contraddizione che alberga in molti di noi e la
conflittualità con chi ci circonda che è il sintomo di un dissidio interiore. È
l’unificazione di sé e il perseguimento del proprio cammino personale ciò cui
bisogna aspirare, ma non per sé, per gli altri! Il lavoro su di sé non è
finalizzato alla propria salvezza, sarebbe mero egocentrismo, ma a quella del
mondo intero che per cambiare ha bisogno dello sforzo di ciascuno di noi.
L’educazione, che nell’ebraismo svolge un ruolo etico, è un lavoro di
responsabilità e un dovere che dobbiamo rispettare. Un libro, questo, da cui è
necessario partire se si vuole tornare a se stessi.