”Mettiamo bombe a tutte le
Chiese d’Italia. La Chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?”. Sono le
parole intercettate di Ibrahim Omar Mohsin,
20 anni, somalo, per gli inquirenti affiliato al Daesh (stato islamico), noto
anche Anas Khalil, fermato a Bari nei giorni scorsi da agenti della Digos della
Questura nel corso dell’operazione ‘Yusuf’ e accusato di associazione con
finalità di terrorismo, istigazione e apologia del terrorismo, aggravate
dall’utilizzo del mezzo informatico e telematico. ”Quando uno ha ucciso con la
strada di Allah, che la gloria sia con lui, non è morto”, dice sempre Ibrahim
Omar Mohsin, in un’altra intercettazione durante un colloquio con un
interlocutore di cui non state rese note le generalità. ”Quello che uccide i
cristiani, i nemici di Allah, è un nostro fratello. Se uccide i cristiani è
nostro fratello”, questo un altro ‘proclama’ di Ibrahim intercettato.
La militanza nello stato islamico
(Daesh) di Omar Ibrahim, si sarebbe concretizzata anche attraverso l’apologia
di delitti di terrorismo operata su piattaforme social, in particolare su
Facebook, dove ha diffuso post e foto aventi come contenuto l’esaltazione del
‘martirio’. Apologia e condivisione che ha manifestato anche in occasione del recente
attentato di Strasburgo. Sono poi stati raccolti elementi circa l’intenso
indottrinamento operato da Ibrahim Omar su un altro straniero in corso di
identificazione, al quale avrebbe impartito vere e proprie istruzioni
teorico-operative sul concetto di ‘jihad’ armato.