Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    Alcune perplessità sulla Carta della Memoria di Gariwo

    di Massimo Finzi *

    Ho analizzato attentamente i vari capitoli che compongono la Carta della Memoria presentata online  durante i lavori di Gariwo Network: un documento condivisibile nelle sue linee generali ma con due punti che suscitano alcune perplessità.

    1) “…..sembra prevalere una lettura identitaria e rituale della Shoah…”

    Certamente bisogna evitare a tutti i costi la ritualità sterile fine a se stessa, ma la identità va invece sottolineata, affermata e rivendicata con forza perché la Shoah ha una sua specificità e una sua unicità. Al riguardo sono chiare le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 25 gennaio 2018 in occasione della Giornata della Memoria: ” ……Il cammino dell’umanità è purtroppo costellato di stragi, uccisioni, genocidi. Tutte le vittime dell’odio sono uguali e meritano uguale rispetto. Ma la Shoah – per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale – resta unica nella storia dell’Europa…..”

     

    2) “..spesso a livello internazionale si manifesta una concorrenza tra le memorie particolari (Shoah, genocidio armeno, Gulag) che non solo interpreta i genocidi e i totalitarismi come se fossero mondi a parte… non c’è differenza tra la sofferenza degli ebrei, dei tutsi, dei russi, dei cinesi, dei congolesi o di qualsiasi altro popolo…”.

    Questa frase rischia di mescolare in un vasto calderone indistinto tutte le condizioni di umana sofferenza dove i ruoli dei vari protagonisti e soprattutto dei responsabili rischiano di sfumare e sconfinare in valutazioni politiche, tribali, sociologiche ecc.   

    Tali “allargamenti” possono portare a risultati imprevisti e indesiderati e l’ANPI, specialmente romana, ne è un esempio eloquente: in questo caso debordare dai compiti di rappresentanza dei Partigiani Italiani e farsi paladina di un terzomondismo generico ha portato al risultato paradossale di contestare, nel giorno della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la presenza della Brigata ebraica decorata di medaglia d’oro al valore militare per il suo contributo durante la Resistenza Italiana.

     

    *Massimo Finzi è Assessore alla Memoria della Comunità Ebraica di Roma

    CONDIVIDI SU: