Ottant’anni dopo le leggi razziali del’estate-autunno 1938, la Società “Dante Alighieri” , con un convegno svoltosi a Roma, presso la sua sede in Piazza Firenze, ha voluto riflettere sul comportamento della “Dante” dinanzi alla campagna antisemita lanciata quell’anno dal fascismo e, più’ in generale, sulle compromissioni della cultura italiana dell’epoca con la politica razzista mussoliniana. “Abbiamo voluto organizzare questa Giornata di memoria – ha precisato Il Presidente , Andrea Riccardi – soprattutto per ricordare tutti quei soci (circa 500) che nel 1938 furono espulsi in quanto ebrei. Quest’espulsione, attuata abilmente dal presidente di allora, Felicioni , fascista ortodosso, e dal giovane segretario, Caparelli (avvenne, infatti, con l’invio di semplici circolari, non protocollate, a tutti i presidenti dei Comitati locali) , segnò la fine sostanziale della “Dante”. La cui battaglia per la promozione mondiale della lingua e della cultura italiane non aveva mai avuto un carattere nazionalista e razzista, ma sempre nazionale, mazziniano, irredentista.Ma sugli stretti rapporti, invece, tra la “Dante” degli anni ’30 e il fascismo, dobbiamo onestamente riconoscere che , anche dopo la guerra, ‘i è preferito, in sostanza, far finta di niente; A questa grave manchevolezza – ha concluso il presidente Riccardi – vogliamo ora porre rimedio: esprimo ai discendenti degli espulsi del 1938 il sentimento di rammarico e di piena solidarietà della “Dante Alighieri”, che abbiamo voluto stampato su una lapide ( lapide poi apposta, nella mattinata del 29 ottobre, sulla facciata di Palazzo Firenze, N.d.R.) , con la parola “revoca” delle decisioni del 1938″. Rav Riccardo di Segni, Rabbino capo della Comunità ebraica romana, ha ricordato gli stretti rapporti esistiti, sin dall’ inizio, tra ebraismo italiano e cultura italiana in volgare.” Già addirittura il “Dizionario talmudico” scritto a Trastevere nell’ XI secolo aveva molti termini ebraici e aramaici tradotti in volgare; mentre tanti letterati ebrei italiani, da Immanuel Romano, probabile amico di Dante, ad Angelo Orvieto, Presidente, dal 1914 al 1919, della “Società Leonardo da Vinci”, amavano la letteratura italiana ( specialmente la “Commedia” dantesca) e scrivevano sia in ebraico che in volgare italiano. Ma col XX secolo, purtroppo, le due passioni , per l’ebraismo e per la cultura italiana, iniziarono a divergere”. Ruth Dureghello, presidente della CER, ha sottolineato l’ importanza di quest’ evento della “Dante” : ” anche se – ha sottolineato – è incredibile che, 80 anni dopo le leggi razziali, la cultura italiana debba ancora discutere a fondo delle sue corresponsabilità nei fatti di allora. E’ un fatto che , da sempre, quasi tutti gli ebrei della Diaspora vivono pienamente la cultura dei Paesi che li ospitano: in Italia, purtroppo, questo riconoscimento reciproco è avvenuto solo in parte, e con molte contestazioni. Per la “Dante”, comunque”, ha concluso la Presidente , “la riparazione di oggi era un atto doveroso: diversamente dai docenti universitari espulsi appunto con le leggi razziali, ricordati il 20 settembre scorso in una cerimonia a Pisa, i soci della “Dante” espulsi non erano stati mai reintegrati”.
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