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    Chirurgia: fratture, ogni anno in Italia oltre 1 milione di interventi

    Roma, 24 ott. (AdnKronos Salute) – Ogni anno in Italia vengono eseguiti oltre un milione di interventi chirurgici su pazienti che hanno riportato un grave trauma, come le fratture articolari e quelle esposte. Su questo tema si confrontano ortopedici e traumatologi ospedalieri (Otodi) in occasione dell’11esimo Trauma Meeting, in corso a Riccione, ricordando che le fasce di età più colpite da questo tipo di traumi sono quella compresa tra i 19 e i 40 anni (80%) e quella degli over 70 (65%). Le donne che riportano gravi fratture sono le over 75 (85% dei casi), seguite dalla fascia 19-40 (75%), mentre tra gli uomini, i più colpiti sono i 19-40enni con il 92% dei casi, seguiti dai 41-54enni con il 53% dei casi.

    Per fronteggiare questi numeri, secondo Otodi bisogna “garantire un soccorso qualificato urgente direttamente sul luogo e centralizzare i pazienti critici verso le strutture che dispongono delle migliori capacità di trattamento; esercitare un governo complessivo della recettività regionale attraverso sistemi informatici di consultazione in tempo reale dello stato di occupazione dei posti letto disponibili; nonché prevedere una forte integrazione tra tutti i suoi nodi su un territorio più o meno esteso”.

    Per affrontare in maniera adeguata casi complicati che necessitano di interventi immediati è necessario “investire nel settore dell’emergenza e della gestione del trauma – sottolineano i presidenti del Congresso, Domenico Tigani e Alberto Belluati, rispettivamente direttore di Ortopedia e Traumatologia all’ospedale Maggiore di Bologna e direttore di Ortopedia e Traumatologia all’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna – Non tutte le regioni, però, sono in grado di far fronte in maniera tempestiva a casi molto gravi – osservano – e non tutti gli ospedali sono dotati di Sistemi integrati per l’assistenza al trauma (Siat) dove vengono trattati i pazienti”.

    “Al fine di ridurre ricoveri inappropriati – aggiungono Tigani e Belluati – è necessaria una valutazione congiunta, da parte degli specialisti, e l’adeguatezza dei percorsi assistenziali per i pazienti politraumatizzati secondo linee guida e percorsi diagnostico-terapeutici condivisi. La costituzione dei Siat in ambito regionale rappresenta la risposta a esigenze di questo tipo. In tutti i Centri specializzati italiani dovrebbero operare équipe mediche capaci di affrontare tutti gli aspetti del trattamento delle lesioni traumatiche. In questo team multidisciplinare ha un ruolo significativo il rianimatore, il chirurgo vascolare e anche il neurochirurgo specializzato nelle lesioni periferiche e i riabilitatori. Oltre, naturalmente, all’ortopedico”.

    Per affrontare questa criticità occorrerebbe “una reale politica sanitaria sulla medicina specialistica ortopedica”, politica che “non esiste”, denuncia Sebastiano Cudoni, presidente di Otodi. “Non tutti gli ospedali in Italia hanno al loro interno tutte le specialità e non tutte le regioni ne sono dotate. Da ciò – ribadisce – consegue un’organizzazione che varia a seconda delle disponibilità di ciascuna regione. Un’organizzazione tipo web model con interazione e scambio continuo di pazienti tra i nodi della rete troverebbe campo di applicazione senza rinunciare al ruolo hub dei pochi ospedali presenti nel nostro paese. Questi – conclude – devono rimanere il riferimento per il trattamento dei pazienti con lesioni complesse”.

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