Nella stampa internazionale soprattutto americana, ha fatto notizia il fatto che Israele negli ultimi mesi abbia fermato alla frontiera e talvolta respinto dei rappresentanti del movimento che sostiene il boicottaggio dello stato ebraico e in particolare degli insediamenti ebraici al di là della linea armistiziale del 1949 (le “colonie”). Il boicottaggio è una forma di guerra politica che in molti stati è illegale e che risulta particolarmente allarmante per gli ebrei, dato che fu impiegata dai nazisfascisti all’inizio della Shoà: “kauft nicht bei juden”, non comprare dagli ebrei, scrivevano in Germania e “questo un negozio ariano” in Italia. In Israele gli esponenti di questo movimento non organizzano boicottaggi, ma provano a impedire le operazioni militari, a molestare i soldati, a partecipare ai disordini organizzati dai movimenti palestinisti, in sostanza a fornire appoggio politico ai terroristi. Israele è una democrazia, ma una democrazia sotto assalto terrorista da sempre. Ha il diritto di difendersi anche impedendo l’accesso a stranieri che incitano alla violenza sotto la copertura di un passaporto straniero. Che poi alcuni di questi siano americani di origini ebraiche è purtroppo la prova che ormai una parte consistente dell’ebraismo americano abbiano sostituito la propria militanza politica di estrema sinistra all’appartenenza al popolo ebraico, come scrive la grande Caroline Glick in questa bella e triste analisi: http://carolineglick.com/jewish-democrats-increasingly-anti-israel/
Ugo Volli