Su circa
1.000 ragazzi e ragazze d’età compresa fra i 18 e i 30 anni il 58% ritiene che
le leggi razziali in Italia siano state imposte da Hitler, mentre il 48% non
conosce i luoghi della memoria nella propria zona. Sono alcuni dei dati del
progetto di servizio civile “La memoria come strumento di educazione alla
pace” promosso da ArciServizioCivile. L’indagine, svolta fra settembre
2017 e settembre 2018, ha visto il coinvolgimento di 16 volontari in 9 città –
Milano, Genova, Torino, Vicenza, Bologna, Piombino, Jesi, Viterbo e Roma – di 8
Regioni italiane: Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna,
Toscana, Marche e Lazio.
In una prima
fase si sono studiati i giornali locali di 9 città italiane in occasione delle
ricorrenze del 25 Aprile, Festa nazionale della Liberazione, e del 27 Gennaio,
Giornata della Memoria. Sono stati esaminati circa 3.500 articoli ed é emerso
che della Resistenza si scrive solo in prossimità delle ricorrenze annuali o
nei decennali. Negli ultimi anni se ne parla in maniera più sfumata, sottolineando
gli aspetti critici o contraddittori; della Shoah invece si scrive con un
giudizio sempre unanime e, messe in secondo piano le motivazioni generali della
persecuzione, vengono spesso raccontate le esperienze dei singoli. Infine, solo
più recentemente si è iniziato a scrivere anche delle deportazioni di altre
persone diverse o capri espiatori quali omosessuali, rom o dissidenti politici.
Successivamente
sono state effettuete le interviste, tramite questionario, a circa 1.000
giovani sul grado di conoscenza delle due date storiche oggetto della ricerca,
le opinioni personali su questi passaggi importanti della Storia d’Italia
durante la Resistenza e sulle celebrazioni, la conoscenza di luoghi significativi
presenti nei loro territori. I risultati “più eclatanti” del
questionario sono stati che il 97% degli intervistati condanna il regime
fascista; il 58% ritiene che le leggi razziali siano state imposte da Hitler;
il 73% ritiene che non si siano ancora fatti i conti con il passato; il 95%
riconosce il valore della memoria come essenziale antidoto per non ripetere gli
errori del passato; il 48% non conosce i luoghi della memoria nella propria
zona. In Lombardia il dato che ha stupito di più è stato il giudizio sul regime
fascista per il 56% si è trattato di “una dittatura da condannare in
parte, che ha perseguitato la comunità ebraica e i partigiani ma che ha portato
benefici agli altri italiani”; per il 40% “una dittatura da condannare
che ha portato morte e sofferenze; per il 4% “una dittatura da non
condannare che ha mantenuto l’ordine e ha portato solo benefici agli italiani.