Non sappiamo se farà la fine di Bernardo Tanucci, il primo ministro del Regno di Napoli che alla fine del ‘700 tentò inutilmente di riformare la monarchia borbonica. Oppure rinuncerà, come il banchiere ginevrino Jacques Necker che puntava a salvare la Francia dalla rivoluzione tassando la nobiltà parassitaria. Oppure sarà allontanato, ma in stile Lawrence d’Arabia e quindi con la forza, perché il suo tentativo di bloccare Teheran e di avviare una rivoluzione culturale ed economica nella più conservatrice delle cosiddette “Monarchie del Golfo” gli ha attirato inimicizie planetarie. Soprattutto tra i nuovi amici dell’Iran un tanto al barile, nuova terra promessa per mercanti d’armi, per cementificatori di coste e deserti, e per tutti quelli che vogliono l’oro nero degli ayatollah pagandolo però con i soldi prestati dalle banche d’Europa, cioè i nostri. Stiamo parlando naturalmente del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman al Saud, noto alle cronache internazionali come MBS. Il principe ha avuto il suo momento di popolarità sulle riviste femminili più glamour quando in 6 mesi ha abrogato la legge che proibiva la patente alle donne. Creando, incidentalmente, qualche centinaio di migliaia di disoccupati tra i lavoratori immigrati che portavano a spasso le signore. Azioni sbrigative, decisioniste portano la sua firma. Intende arginare l’espansionismo dell’Iran, scende in guerra conto gli sciiti dello Yemen, risana le finanze espropriando parte dei capitali alle famiglie più influenti. La struttura del potere saudita è familistica e tribale. Uso qui tali termini in senso strettamente antropologico, è familistica –e fortemente– anche la nostra Italia. Per accedere alla designazione a principe ereditario e futuro monarca, MBS ha scavalcato in qualità di figlio prediletto una rete fitta di parentele e interessi. Si è parlato di cauti e sotterranei contatti con Israele, non si apprezza la sua amicizia personale con il genero di Trump. Il progetto Vision 2030, che dovrebbe liberare il regno dalla dipendenza dal petrolio, rende MBS insopportabile tanto per l’OPEC quanto per tutti coloro che strillano contro il riscaldamento globale ma grazie alle emissioni di gas serra lucrano profitti astronomici. Per inciso, anche qui da noi. L’ultima tegola che si è abbattuta sul principe è il caso Khashoggi. Esponente di spicco di una famiglia molto potente Jamal Khashoggi aveva lasciato il regno dopo la fine del suo matrimonio e forse non casualmente dopo la nomina di MBS. Risiedeva in volontario esilio negli USA, dove era stato arruolato dal Washington Post come editorialista. Si era subito qualificato per esperto di problemi del Medio Oriente e voce molto critica contro i nuovi indirizzi politici della sua patria. Cosa più che gradita ai liberal, non apprezzava gli interventi di Trump nell’area più esplosiva della geopolitica internazionale. Jamal sarebbe entrato il 2 ottobre scorso nella sede del consolato saudita in Istanbul. E poi è scomparso.