Roma, 5 ott. (AdnKronos Salute) – Il movimento fisico si dimostra sempre più efficace nel contrasto alle malattie. Ora, uno studio americano ha svelato come il movimento possa essere d’aiuto anche nella prevenzione del glaucoma che solo in Italia interessa almeno un milione di persone e 61 milioni negli Stati Uniti. Lo studio, coordinato da Victoria Tseng dell’università della California, ha rilevato che le persone che fanno attività più vigorosa e più frequente hanno il 73% di rischio in meno di sviluppare la malattia che rappresenta la seconda causa di cecità nel mondo secondo l’Oms.
“Individuare strategie d prevenzione anche tra l’adozione di stili di vita corretti è fondamentale”, sottolinea Luciano Quaranta, specialista in oftalmologia e responsabile del Centro glaucoma degli Spedali Civili di Brescia, “anche perché nel momento in cui la riduzione della visione periferica viene percepita dal paziente il danno è già avvenuto ed è irreversibile”.
La buona notizia è che corretti stili di vita possono diminuire il rischio: la ricerca americana ha evidenziato l’interessante correlazione rileggendo i dati della National Health and Nutrition Survey, un’indagine che raccoglie e incrocia i dati sulla salute degli americani dal 1960.
Il team guidato da Tseng ha indagato le abitudini di tre gruppi di persone che svolgevano attività minima, moderata o vigorosa, calcolate sulla velocità di cammino e il numero di passi al minuto. Il minimo era il livello raccomandato dall’American Heart Association, che prevede 30 minuti di esercizio quotidiano per almeno 5 volte alla settimana, pari a 7 mila passi al giorno per 7 giorni. E dopo molti calcoli e altrettante misurazioni, è emerso che ogni 10 unità di velocità o numero di passi al minuto il rischio di glaucoma diminuiva in maniera lineare del 6%. E se al regime base i volontari aumentavano il movimento anche solo di 10 minuti al giorno – mantenendo un ritmo moderato/vigoroso – il rischio di vedersi diagnosticare il ‘ladro silenzioso della vista’ crollava di un significativo 25%.
“Sin qui per ciò che attiene alla prevenzione – commenta Quaranta – mentre in chi ha ricevuto la diagnosi l’attività fisica è consigliabile ma con alcune cautele: meglio evitare allenamenti di crossfit intensi, l’uso di panche a inversione e posizioni yoga ‘asana’ in cui la testa si trova in basso rispetto al corpo. Anche sport caratterizzati da sforzi eccessivi come il sollevamento pesi possono essere dannosi. Bene invece il nuoto, purché gli occhialetti non siano troppo piccoli o stretti”.
“Ormai sappiamo che sia l’esercizio dinamico che quello isometrico, specie se intensi, abbassano la pressione oculare e la pressione sistemica – prosegue l’esperto – Ecco perché lo sport è consigliato con alcune accortezze: alcuni giovani adulti possono sperimentare una cecità temporanea a causa della carenza dell’afflusso di sangue all’occhio. Meglio evitare invece le immersioni in profondità nei soggetti con tono oculare superiore a 24 mmHg, perché la pressione sul bulbo potrebbe provocare una carenza di sangue e una sofferenza a livello della retina”.