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    La sukkà: una dimora temporanea

    La sequenza con cui Succot segue al digiuno di Kippur non è solo cronologica ma anche concettuale. A seguito dei momenti altamente spirituali conseguiti nel giorno dell’ Espiazione, al popolo ebraico viene prescritto nella Torah di dimorare per sette giorni nelle Succot- Capanne: in virtù di ciò all’ebreo viene richiesto di cimentarsi in una costruzione materiale che lo faccia confrontare con la dimensione terrena dopo numerosi giorni in cui è stato impegnato nella introspezione per poter confessare le proprie trasgressioni. A Succot si festeggia il giudizio positivo ottenuto dal Creatore dell’ iscrizione nel libro della vita con le quattro specie vegetali in mano (palma, cedro, mirto, salice) nella consapevolezza che la nostra permanenza terrena è temporanea come è ben rappresentata dalla dimora della Succah.

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