Skip to main content

Ultimo numero Settembre – Ottobre 2024

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati







    PROBLEMI DI HALAKHÀ CONTEMPORANEA: TRA FASTIDIO E SUKKA‘

    PROBLEMI DI
    HALAKH
    À CONTEMPORANEA ALLA LUCE DELLA FESTIVITA‘ SETTIMANALE. FESTA
    DI SUKKOT
    5779: CHI PROVA FASTIDIO E’ ESENTATO DALLA SUKKA’ (TRATTATO
    DI SUKKA’ 26A)

    di Rav Roberto Colombo

    Domanda: quattro amici a Gerusalemme decisero di costruire una Sukkà in
    società per poter mangiare e dormire nel suo interno, come vuole la norma
    ebraica. Ognuno di loro offrì una parte dell’importo necessario
    all’edificazione. La prima notte i quattro si coricarono ma uno di loro russava
    talmente tanto da impedire agli altri di prendere sonno. Il giorno successivo i
    tre rimasti svegli chiesero all’amico di non dormire più all’interno della
    Sukkà in modo di permettere loro di adempiere alla mitzvà. L’amico rispose che
    a provare fastidio nello stare sotto la capanna non era certo lui, che dormiva
    benissimo, ma loro. Egli perciò era tenuto a dormire all’interno della Sukkà e
    a doversene andare a dormire a casa erano gli amici, loro sì esentati dal
    compiere la mitzvà in quanto provavano disturbo e malessere. Chi ha ragione?

     

    Risposta: Nel libro di normativa Birkè Yosèf (639, 1) di Rabbì Chaiìm Davìd
    Azulài (1724 – 1806) è detto che due soci che costruiscono una Sukkà troppo
    piccola per contenere entrambi, devono istituire un turno in modo che tutti e
    due abbiano la possibilità di adempiere almeno una parte della mitzvà. Forse la
    cosa è valida anche per il nostro caso, pertanto i quattro amici dormano a
    notti alterne nella Sukkà, una notte colui che russa e la notte successiva i
    tre soci rimanenti.

    Rav Zilbershtein rifiutò, però, questa risposta. Nel caso riportato dal
    Birkè Yosèf i costruttori della Sukkà sapevano a priori che la metratura della
    capanna non sarebbe stata sufficiente ad accogliere entrambi perciò fin dal
    principio costoro erano a conoscenza del problema. Nel nostro caso la società
    tra i quattro amici è da considerarsi non valida a posteriori in quanto, se si
    fosse stati a conoscenza fin dal principio del problema, la persona che con il
    suo russare non avrebbe permesso agli altri di dormire non sarebbe stato accolto
    all’interno della società. Pertanto, la persona che non permette agli altri di
    dormire deve lasciare la Sukkà e ricevere in restituzione il
    denaro speso per la Sukkà essendosi rivelato a priori un socio inaffidabile.

    CONDIVIDI SU: