Negli scorsi giorni le autorità egiziane hanno arrestato decine di persone nell’ambito di una campagna di repressione mirata contro artisti, nel tentativo apparente di militare la loro libertà di parola. Lo ha denunciato Human Rights Watch, che ha anche parlato di nuovi decreti inseriti dal governo del Cairo per far tacere le voci critiche rispetto al governo. L’ultimo caso, in ordine di tempo, riguarda il poeta Galal al-Behairy, arrestato il 3 marzo e condannato da un tribunale militare il 31 luglio a tre anni di carcere per aver ”diffuso notizie false” e per aver insultato l’establishment dell’esercito. Da febbraio, oltre al poeta le autorità egiziane hanno arrestato il noto cantante pop Ramy Essam, un drammaturgo, una danzatrice del ventre e diversi attori e cineasti esclusivamente per il loro lavoro. Alcuni di loro sono stati accusati di terrorismo.
Inoltre vengono impedite manifestazioni di artisti indipendenti o eventi pubblici di organizzazioni non governative. “L’ossessione delle autorità di perseguire gli artisti semplicemente per il loro diritto di espressione dimostra quanto farsesca sia la tesi del presidente Abdel Fattah al-Sisi sia che la priorità della sua mministrazione è ‘combattere il terrorismo’”, ha detto Sarah Leah Whitson , direttrice di Human Rights Watch in Medioriente e Nord Africa. “Sembra che uno degli obiettivi principali del governo di al-Sisi oggi sia quello di opprimere l’intera società egiziana nel silenzio e nella sottomissione, compresa la classe creativa di artisti del paese”, ha aggiunto. Un mandato di arresto è stato anche spiccato nei confronti del cantante Ramy Essam, voce critica del governo di al-Sisi, con l’accusa di ”far parte di un gruppo terroristico” e ”abuso dei social media” per una canzone satirica. Il 25 luglio un tribunale militare ha invece condannato a due mesi di carcere il direttore teatrale Ahmed al-Garhy, il drammaturgo Walid Atef e quattro dei loro colleghi per la commedia ‘Shooting Club’ che presenta la storia di Suleiman Khater, un soldato egiziano che sparò e uccise sette israeliani, compresi quattro bambini, vicino al confine israelo-egiziano nel Sinai nel 1985.