Per chi fosse in vacanza al mare e volesse aggiungere alla vita di spiaggia una visita culturale proponiamo piccole suggestioni sulle comunità ebraiche italiane che stanno sulla costa. Anche se oggi sembra strano pensare agli ebrei come un popolo di naviganti tra le leggende che innervano la tradizione ebraica ve ne una che racconta proprio gli albori del rapporto tra ebrei e Mediterraneo: il mito narra infatti che dopo aver distrutto il Tempio di Gerusalemme nel 70 dell’era volgare, il malvagio Tito riempì tre navi di uomini, donne e bambini e le abbandonò per mare senza equipaggio né capitano. Il Padre Eterno allora inviò una tempesta che le fece naufragare: una giunse sulle coste spagnole, una a Genova e l’altra in Sicilia. Cominciò così – stando alla leggenda – la storia del rapporto degli ebrei col Mar Mediterraneo: Mare nostrum che, da allora, gli ebrei attraversarono per affari e commerci, per viaggi e studi, e per fughe precipitose che ne accompagnarono gli esili.
TRIESTE
Trieste ha ancora vocazione di città di confine e ancor di più l’aveva in passato: lo sbocco sul mare dell’Impero asburgico e poi di quello austro-ungarico l’ha resa crocevia di culture, di lingue, di religioni. E’ sempre stata terra di scambi tra Mitteleuropa e Mediterraneo.
Oggi la comunità è piccola e vivace e si dedica con cura e passione alla vita ebraica dei suoi membri e alla conservazione e alla studio della propria storia. Il Museo Carlo e Vera Wagner in via del Monte 5 occupa un edificio storico della comunità: prima di diventare un museo fu ospedale, scuola e luogo di accoglienza. Vi funziona anche un piccolo oratorio. La sinagoga monumentale, che può contenere fino a 1500 persone, è in Via San Francesco 19, e venne inaugurata nel 1912 su progetto degli architetti Ruggero e Arduino Berlam e ha la particolarità di avere tre differenti facciate.
Il fascino di Trieste colpisce lentamente: la piazza sul mare, il porto, il belvedere che affaccia su tutto il golfo, un incanto che colpisce ancora e ha radici antiche come la comunità ebraica che vi è vissuta per secoli. Gli ebrei infatti vi arrivarono sia dall’entroterra che dal mare: le prime notizie certe risalgono al 1236, e già nel 1300, dopo l’annessione di Trieste all’Austria, documenti attestano che alcuni ebrei vi aprirono dei banchi di prestito. E’ nel 1696 che un decreto dell’Imperatore istituisce il ghetto. Nei secoli se ne susseguirono due in diverse zone della città ma le quattro sinagoghe del periodo del ghetto sono state demolite dai mutamenti urbanistici cittadini. Il ghetto viene abolito nel 1785 e per gli ebrei triestini iniziò un periodo di fioritura economica, commerciale e culturale che ha raggiunto il suo apice agli inizi del Novecento. Fra tra la fine del settecento e gli inizi del ottocento che arrivò a Trieste un folto gruppo di ebrei corfioti di rito sefardita. Accolti inizialmente con diffidenza dai cinquemila membri di una comunità sostanzialmente agiata e ashkenazita bene integrata nel tessuto sociale cittadino in cui era presente da sei secoli e orgogliosa del proprio nazionalismo italiano, i profughi vennero poi integrati nella locale comunità e vi apportarono un rinnovato rapporto con la tradizione ebraica. Gli ebrei triestini furono nobili, finanzieri, grandi assicuratori ma anche intellettuali e scrittori.
Con il declino del porto di Trieste anche per la locale comunità ebraica iniziò un periodo di decadenza ma gli ebrei triestini non si sottrassero al loro destino di porto accogliente quando, a cavallo del secondo conflitto mondiale, accolsero ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste prima e coloro che scamparono ai lager poi. Ebbe anche un ruolo chiave nell’immigrazione ebraica nella Palestina sotto mandato britannico, tanto da essere chiamata la “Porta di Sion”.
Per maggiori notizie sulla comunità di Trieste e per consultare gli orari di visita si veda il sito della Comunità: http://www.triestebraica.it/it
Shalom: Ebrei damare / di mare/ sul mare
Di Lia Tagliacozzo