Pregate per le vittime del coronavirus, “io accenderò una candela per loro”. A rivolgersi così agli israeliani è il loro presidente Reuven Rivlin, a poche ore dall’inizio di Yom Kippur, la ricorrenza più solenne del calendario religioso ebraico, che per la prima volta si svolgerà in pieno lockdown. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha intanto lanciato un appello perché i fedeli preghino all’aria aperta, in modo da ridurre i rischi di contagio. Yom Kipur, il giorno dell’espiazione, inizierà al tramonto di oggi e terminerà a quello di domani. Normalmente il paese si ferma e tace in questa ricorrenza, dedicata all’espiazione dei peccati e la riconciliazione, durante la quale i fedeli digiunano e pregano. Ma questa volta tutti sono costretti al lockdown, il secondo che Israele deve affrontare, che è iniziato alla vigilia della festività Rosh Hashana, il Capodanno ebraico, per evitare raduni familiari e affollamenti durante il periodo delle feste religiose. Le regole del lockdown permettono di pregare all’aperto, con gruppi di un massimo di 20 persone, entro un chilometro dalla propria abitazione. Su pressione degli ultraortodossi, il governo ha permesso alle sinagoghe di tenere preghiere al chiuso, con precise regole che garantiscano il distanziamento sociale. Ma Netanyahu ha diffuso un appello video in cui chiede di pregare solo all’aperto. In Israele, dove i morti sono arrivati a 1.450, venerdì è stato raggiunto un record di 8,315 nuovi contagi. (Cif/Adnkronos)