Persino gli smartphone dei soldati israeliani non sono immuni dalle “intrusioni”. Lo hanno reso noto nei giorni scorsi proprio le forze armate israeliane che hanno accusato Hamas di aver tentato di “hackerare” i cellulari di alcuni soldati attraverso tre escamotage ingannevoli.
Il primo tentativo è stato fatto attraverso un’app per registrare i punteggi delle squadre che partecipavano ai Mondiali di calcio in Russia, gli altri due “bug” si diffondevano attraverso due app fake di dating online, ossia per incontri, scaricabili attraverso il Play Store di Google. Gli agenti israeliani hanno riferito che militanti di Hamas usando false identità, contattavano i soldati sui social media incoraggiandoli a scaricare le app sui loro smartphone privati. Un centinaio i militari caduti nel tranello. Una volta installate le app si trasformavano in vere e proprie “spie” in grado di consentire tutta una serie di attività da remoto: dalla registrazione delle telefonate alla possibilità di effettuare screenshot, passando per la lettura di sms, il trasferimento delle immagini e dei video memorizzati sui dispositivi nonché di altre tipologie di file presenti sul telefonino, l’identificazione della posizione Gps dell’utente e quindi la sua localizzazione precisa. Fortunatamente, riferiscono fonti israeliani, nessun danno è stato fatto grazie all’intervento dei servizi di sicurezza che sono riusciti a intercettare le “intrusioni” per tempo. Secondo l’azienda di cybersecurity Check Point Software Technologies non è la prima volta che si verifica una situazione del genere: a inizio 2017 lo spyware Viperat “attaccò” i soldati israeliani operanti nella striscia di Gaza, sottraendo dai loro smartphone, tramite tecniche di ingegneria sociale, foto e file audio.
Mila Fiordalisi