Le autorità sanitarie nella Striscia di Gaza hanno esteso di altre 72 ore il lockdown annunciato martedì, dopo che si sono registrati quattro casi di contagio, i primi fuori dai centri di quarantena. Ieri la situazione si è aggravata: i casi positivi sono saliti a 60 e vi sono stati tre morti. I contagi sono stati riscontrati in diverse parti dell’enclave palestinese e non tutti sono collegati fra loro, il che fa temere che l’infezione sia diffusa, ha detto ieri sera il portavoce del ministero della Salute Ashraf al Qidra, citato da Times of Isarel. Fra le aree più sovrappopolate del mondo, con due milioni di abitanti in 365 chilometri quadrati, Gaza non dispone di un sistema sanitario adeguato per affrontare una pandemia. Finora la Striscia, controllata da Hamas, era rimasta paradossalmente protetta dalla sua situazione di isolamento, con i valichi d’accesso con Israele ed Egitto che vengono spesso chiusi. Alcuni casi di contagio, spesso venuti dall’estero, erano stati prontamente individuati e messi in quarantena.
Tra le prime vittime dell’infezione vi è anche un esponente di spicco delle Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, che ieri ha confermato la morte di Rabah Hassan Shaaban Lebed, 61 anni.