Noi italiani siamo così abituati alle complicazioni delle manovre politiche intorno al governo, che non ci facciamo quasi più caso. Quale paese ha avuto lo stesso primo ministro prima in un governo e subito dopo in un altro nato per fare una politica completamente opposta? Ma anche Israele non scherza. La telenovela del governo di unità nazionale in questo periodo si avvita intorno al problema del bilancio preventivo: se non sarà approvato entro un paio di settimane, al massimo il 24 agosto, il governo cade e si va a nuove elezioni. Questo non lo vuole certamente il “primo ministro alternativo” Gantz, che in questo caso perderebbe non solo il suo turno di governo, ma anche la maggior parte dei suoi seggi in parlamento, a quanto dicono i sondaggi. Ma anche Netanyahu dice di non volere le elezioni, perché sa che sarebbe una scelta impopolare, perché è in questo momento sotto attacco personale da parte di manifestanti per i più diversi motivi, perché l’epidemia di Covid è di nuovo acuta. I sondaggi dicono che vincerebbe, ma con vantaggio insufficiente a comandare da solo. Dunque nessuno vuol impedire l’approvazione del bilancio, ma c’è un problema ulteriore. La legge consente sia un budget annuale (che varrebbe per il 2020) sia uno biennale (valido anche per il 2021). Dato che la situazione economica risente dell’emergenza sanitaria, sarebbe sensato fare un bilancio per quest’anno e riservarsene un altro per far fronte alle circostanze dell’anno prossimo, che non si possono al momento prevedere. Ma se il budget fosse annuale Netanyahu potrebbe avere nel ‘21 un’altra occasione per provocare le elezioni e non lasciare a Gantz il governo, e dunque costui naturalmente non è d’accordo. Il risultato è che al momento non si discute sui dissensi veri fra le forze al governo (Gantz per esempio ha in sostanza bloccato l’estensione della sovranità a zone della Giudea e Samaria, che fa parte essenziale del programma di Netanyahu, e ha anche coperto gli sconfinamenti politici della corte suprema, che il Likud vorrebbe bloccare). Si discute invece di budget annuale a biennale. Col risultato possibile di tornare ad elezioni che nessuno dice di volere.