“Non posso dimenticare
che, quando mio padre nel 1943 decise, troppo tardi, purtroppo, la fuga
dall’Italia, siamo stati dei richiedenti asilo respinti dalla Svizzera al confine”, dice la senatrice
a vita Liliana Segre in un’intervista al Fatto Quotidiano: “poi siamo
stati arrestati, io avevo 13 anni, e detenuti nei carceri di Varese, Como e Milano
San Vittore. E infine deportati ad Auschwitz”.
Spiega che al ritorno
“ho taciuto per 45 anni. Dai miei 15, compiuti pochi giorni dopo il mio
ritorno, fino a quando, a 60 anni, sono diventata nonna. Allora qualcosa mi ha
spinto a parlare. Senza odio”. Ma
oggi “il clima è peggiorato. Oggi c’è una cosa diversa dall’indifferenza di
allora. Sono passati 80 anni dalle leggi razziste e il razzismo è minimizzato,
è tollerato”: “subito dopo la guerra era ‘osceno’ mostrarsi razzisti
e antisemiti; adesso, dopo tanti anni, vale tutto”.
Al momento della fiducia al
governo, la senatrice si è astenuta: “Io nella mia vita non ho mai fatto
politica attiva. Ma la mia storia è quella che è. È chiaro che non mi posso mettere
con i fascisti. Ma sono entrata in Senato in punta di piedi. Ho deciso di non
schierarmi. Ho grande rispetto per la democrazia, le istituzioni e per la
nostra Costituzione che è bellissima. Dopo l’astensione alla fiducia, valuterò
i provvedimenti del governo volta per volta. Una parte di questo governo mi è
misteriosa, dunque cercherò di capire. Senza
pregiudizi”.(ANSA).