L’inchiesta che ha portato alla scoperta di torture e violenze sessuali in diretta sui minori nel “dark web”, dopo i sequestri oggi operati dai carabinieri di Siena a due 17enni piemontesi, è iniziata quasi un anno fa ed ha preso avvio dall’identificazione di un gruppo su Whatsapp dal nome terrificante: “the Shoah party”. Video con violenze inaudite a sfondo nazista, islamista e anche a sfondo pedopornografico erano scambiati da ragazzini minorenni, poco più che tredicenni, che avevano creato la chat di gruppo. La vicenda è emersa nell’ottobre scorso, quando i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Siena hanno eseguito le perquisizioni nell’ambito dell’operazione di servizio denominata “Delirio”. Venticinque gli indagati all’epoca delle perquisizioni: 19 minorenni e 6 maggiorenni, residenti in 13 province italiane, accusati di diffusione e detenzione di materiale pedo-pornografico ed istigazione a delinquere. Otto degli indagati abitano tra Torino e Rivoli e qui vivevano anche i due amministratori del gruppo, un ragazzino minorenne e un maggiorenne. Tra loro anche uno studente iscritto al primo anno del Politecnico torinese. Tutti figli di famiglie per bene, ignare di quello che stava accadendo, riferirono i carabinieri.
L’indagine è partita da Siena dai carabinieri del nucleo provinciale dopo la denuncia di una mamma senese che aveva scoperto i terribili video sul cellulare di suo figlio adolescente e aveva sporto denuncia. Tanti ragazzi nel tempo sono entrati e usciti dalla chat “the Shoah party”, ma nessuno aveva denunciato i fatti raccapriccianti. Secondo gli investigatori dell’Arma senese, per loro era “quasi una prova di maturità vedere immagini terrificanti”. Dopo mesi d’indagini i carabinieri senesi sono risaliti agli amministratori del gruppo su Whatsapp, coloro che lo avevano creato e alimentato con i video, minorenni e maggiorenni, tutti residenti nella zona di Rivoli. (Zto/Adnkronos)