“Har haBait beyedeinu”, Har haBait beyedeinu”, “Il Monte del Tempio è nelle nostre mani”.
Con queste parole pronunciate via radio, il generale Motta Gur che comandava la 55* brigata di paracadutisti dell’esercito israeliano, annunciava al comando centrale ma anche al mondo che – dopo una cruenta battaglia nelle strette vie della città antica – Gerusalemme era finalmente tornata totalmente nelle mani del popolo ebraico. Era il 7 giugno 1967, nel calendario ebraico il 28 del mese di Yiar.
Erano trascorsi 2000 anni da quando gli ebrei avevano perso la propria indipendenza politica sconfitti dall’esercito romano che nel 70 d.c. aveva conquistato Gerusalemme, distrutto il Santuario e deportato in esilio il popolo ebraico.
Da allora il sogno di tornare era stato tramandato di generazione in generazione attraverso l’augurio pasquale “l’anno prossimo a Gerusalemme“.
Con la fondazione dello Stato di Israele nel 1948, Gerusalemme viene tagliata in due dal confine e la città vecchia rimane sotto il dominio della Giordania che in 19 anni di occupazione impedisce agli ebrei di recarsi in preghiera e procede ad una sistematica distruzione con la dinamite di molte case del quartiere ebraico, delle sinagoghe e alla distruzione di molte tombe ebraiche sul Monte degli ulivi per lastricare le strade con le lapidi.
Per festeggiare la città riunita, per celebrare Gerusalemme capitale indivisibile dello Stato di Israele, ogni anno il 28 di Yiar si festeggia “Yom Jerushalaim”.
Non è solo un anniversario è la dimostrazione che il popolo ebraico ha saputo restituire alla città l’antica bellezza, l’ha arricchita di musei e opere d’arte, l’ha resa accessibile a tutti senza distinzioni di credo religioso, l’ha resa centro culturale del Paese, e tra le prime mete turistiche al mondo.
Gerusalemme, capitale dello Stato di Israele, è diventata un tesoro dell’umanità intera, e da un certo punto di vista, il centro del mondo perché è nel cuore di tutti.
Ma il fascino che tutti provano per Gerusalemme è perché – dal 1967 – la città è aperta e tollerante alle diversità religiose come mai era stata in passato.