Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha formalmente incaricato il primo ministro Benyamin Netanyahu perché formi il nuovo governo, dopo aver ricevuto una richiesta in tal senso firmata da 72 deputati della Knesset. Il leader del Likud avrà ora 14 giorni a disposizione per formare l’esecutivo, altrimenti il paese tornerà alle urne per la quarta volta dall’aprile 2019. Tuttavia secondo i media l’esecutivo di emergenza e unità nazionale fra il Likud e il partito centrista Blu e Bianco di Benny Gantz si dovrebbe insediare il 13 maggio. Ieri sera la Corte Suprema ha stabilito che Netanyahu può assumere la guida di un nuovo governo malgrado sia incriminato per corruzione. Superato questo ostacolo, i deputati del Likud, i due partiti religiosi, Blu e Bianco e i laburisti hanno approvato oggi un pacchetto di provvedimenti che emendano la legge fondamentale d’Israele e blindano i termini del futuro accordo di governo. L’estrema destra di Yamina, finora alleata di Netanyahu, si è astenuta perché non ha ancora deciso se entrare nell’esecutivo. Al centro del pacchetto legislativo c’è il meccanismo di rotazione in virtù del quale Netanyahu guiderà il governo per i primi 18 mesi, seguito da Gantz per un periodo altrettanto lungo. L’esecutivo potrà essere poi esteso per un altro anno. Sia Gantz che Netanyahu avranno un potere di veto sulle leggi. Cade inoltre il limite massimo al numero dei ministri del governo.
L’accordo fra Netanyahu e Gantz stabilisce che l’esecutivo agirà come governo di emergenza per i primi sei mesi, occupandosi prevalentemente della crisi del coronavirus. Nei primi cento giorni è prevista una pausa nelle nomine di incarichi pubblici. L’intesa prevede che Netanyahu possa avviare dal primo luglio i piani per l’annessione di parte della Cisgiordania, in linea con il piano di pace americano. E’ stata l’emergenza coronavirus a rompere lo stallo in cui si dibatteva la politica israeliana. Il nodo principale era il ruolo di Netanyahu, che respinge come ‘caccia alle streghe’ le accuse di corruzione nei suoi confronti’ e ha sempre rifiutato di fare un passo indietro, sostenuto dal Likud che lo ha riconfermato leader. Ex capo di stato maggiore, Gantz è entrato in politica alla fine del 2018 con il preciso obiettivo di mettere fine all’era Netanyahu e aveva giurato di non entrare mai al governo con lui. Da “buon soldato” ha cambiato idea di fronte all’emergenza coronavirus, ma ciò gli è costato la spaccatura del suo partito. La metà dei suoi deputati lo ha abbandonato e l’ex numero due del partito, Yair Lapid, lo ha duramente attaccato. (Civ/Adnkronos)