Quando nel 324 Costantino aveva proclamato il cristianesimo come unica religione dell’impero, la situazione per pagani, ebrei e rimanenti minoranze peggiorò notevolmente, con discriminazioni religiose, civili, politiche e sociali.
Il mondo cristiano si trovò costretto a combattere con un grande dilemma: rinnegare l’ebraismo significava rinnegare sé stessi, mentre valorizzarlo avrebbe fatto perdere il prestigio che il cristianesimo deteneva ed avrebbe incentivato la popolazione alla conversione, oltre che a provocare una possibile rivalsa di tutte le minoranze giudaico-cristiane. Nonostante tutto, gli ebrei mantennero forti le proprie ideologie e convinzioni, che gli permisero di sopravvivere alle continue ostilità proveniente dall’impero e dalla chiesa. Agostino, vescovo e teologo romano, formulò una teoria per sopperire al dilemma, per la quale: gli ebrei erano il popolo testimone di quanto scritto nella Bibbia, e per questo dovevano continuare ad esistere, ma, non avendo riconosciuto in Gesù la venuta del messia, era compito della chiesa punirli. Un compromesso per non rinnegare l’ebraismo e screditarlo allo stesso tempo. Sulla base di queste idee iniziò una politica di oppressione al fine di convertire al cristianesimo tutta la popolazione, anche attraverso prediche coatte ed intimidazioni. Per rendere più efficaci questi attacchi, gli ebrei vennero colpiti non solo religiosamente, ma anche nell’ambito civile e sociale, attraverso il divieto di ambire a prestigiose cariche all’interno della società. Tuttavia queste restrizioni non furono sempre rispettate, perché molti ambienti cristiani non le appoggiavano e, anzi, incoraggiavano la resistenza che gli ebrei stessero attuando nei confronti delle istituzioni. Valentiniano III, Teodosio II furono solo alcuni dei molti imperatori ostili nei confronti delle comunità ebraiche. Lo stesso Teodosio II aveva revocato loro il diritto di cittadinanza e attuato una politica di repressione. Nonostante ciò, nel 423, per frenare tumulti e disordini, aveva invitato i cristiani a non abusare della propria situazione di prestigio e a non molestare ebrei e pagani che non facessero nulla d’illegale. La tassa inviata dagli ebrei a Gerusalemme venne confiscata a beneficio di un fondo imperiale e, al contempo, riaffermato il divieto di distruggere o danneggiare le sinagoghe. I rapporti nei confronti degli ebrei avevano assunto un andamento altalenante. La situazione della comunità ebraiche nella penisola Italica del V secolo è poco documentata. Tuttavia, è certo, grazie al ritrovamento delle sinagoghe, che molti ebrei fossero residenti in Campania, a Napoli, Capua, Salerno; in Puglia, a Taranto, Bari, Venosa; in Calabria; in Sicilia, a Catania, Siracusa ed Agrigento; molti anche in Sardegna. Molte sinagoghe sono state ritrovate anche a Genova, Milano, Torino e Bologna, oltre che in una buona parte dell’Italia settentrionale. Il ruolo degli ebrei in Italia si evolverà con il passare dei secoli, fino a diventare anch’essi protagonisti dell’unificazione d’Italia.