Lo scorso 9 settembre il colosso dei social Facebook aveva deciso di bannare, cancellandole anche da Instagram, le pagine delle “persone e organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri“. Tra le organizzazioni di estrema destra oscurate da Facebook a settembre c’erano anche CasaPound e Forza Nuova. Erano stati cancellati anche i profili di numerosi responsabili nazionali, locali e provinciali, compresi quelli degli eletti in alcune città italiane. Oscurate le pagine di Gianluca Iannone, Simone Di Stefano e Roberto Fiore. Erano spariti dagli schermi decine di account vicini alle due organizzazione di estrema destra. A cominciare dalla pagina principale, ‘CasaPound Italia’, ‘certificata da Fb con tanto di spunta blu che aveva 280 mila follower.
La società – avevano spiegato in Facebook – caccia individui o organizzazioni che incitano all’odio e alla violenza o che sono coinvolti in azioni violente. Questo indipendentemente dall’ideologia o dalla motivazione. E lo fa dopo un lungo processo dove si considerano una serie di segnali. In particolare si accerta se certe organizzazioni o soggetti hanno promosso o esercitato direttamente violenze sulla base di fattori come la razza, l’etnia, la personalità. Facebook controlla se questi gruppi si autodefiniscono o si identificano come seguaci di un’ideologia di odio. E se usano discorsi di odio o insulti nella loro sezione ‘Informazionì su Facebook, Instagram o su un altro social media. E infine nel giudizio pesa anche se se hanno gestito pagine o gruppi che sono stati rimossi da Facebook o account rimossi da Instagram, per aver pubblicato contenuti che non rispettano le policy contro l’incitamento all’odio dell’azienda.
In base a questi principi, a maggio dello scorso anno, erano state ‘bannate’ le seguenti organizzazioni: Generation Identify (Pan-Euro), Inferno Cottbus 99 (Germania), Varese Skinheads (Italia), Ultras Sette Laghi (Italia), Black Storm Division (Italia), Rivolta Nazionale (Italia), Scrofa Division (Olanda), Chelsea Headhunters (Gran Bretagna), White Front (Bulgaria), Boris Lelay (Francia), Beke Istvan Attila (Ungheria), Szocs Zoltan (Ungheria) e Varg Vikernes (Norvegia).
Contro la decisione di Facebook Forza Nuova aveva fatto ricorso alla magistratura, denunciando la violazione dell’articolo 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”).
Il Tribunale di Roma ieri ha però respinto il ricorso, dando ragione a Facebook. Si legge in particolare bel dispositivo della sentenza: “La maggior parte del contenuto e il tono generale dell’opera del ricorrente (Forza Nuova, ndr), e dunque il suo scopo, hanno una marcata natura negazionista e contrastano quindi con i valori fondamentali della Convenzione Europea dei Diritti dell’uomo, quali espressi nel suo Preambolo, ossia la giustizia e la pace. Rileva che il ricorrente tenta di fuorviare l’art. 10 della Convenzione dalla sua vocazione utilizzando il suo diritto alla libertà di espressione per fini contrari alla lettera ed allo spirito della Convenzione. I predetti fini, se fossero tollerati, contribuirebbero alla distruzione dei diritti e delle libertà garantiti dalla Convenzione”. E ancora: “Per utilizzare il Servizio Facebook, tutti gli utenti devono prima accettarne le Condizioni. Ciascun utente si impegna a ‘non usare Facebook per scopi illegali, ingannevoli, malevoli o discriminatori’ e a non ‘pubblicare o eseguire azioni su Facebook che non rispettano i diritti di terzi o le leggi vigenti’…..Facebook impiega team dedicati in tutto il mondo e sviluppa sistemi tecnici avanzati per rilevare usi impropri dei propri prodotti, comportamenti dannosi nei confronti di altri e situazioni in cui potrebbe essere in grado di aiutare a supportare o proteggere la propria community. In caso di segnalazione di contenuti o condotte di questo tipo, Facebook adotta misure idonee, ad esempio offrendo aiuto, rimuovendo contenuti, bloccando l’accesso a determinate funzioni, disabilitando un account o contattando le forze dell’ordine'”.
L’ordinanza documenta, in particolare, molti dei post e delle pubblicazioni di Forza nuova in cui si fa esplicito riferimento al fascismo, per cui spiega il giudice “Facebook aveva il diritto di risolvere il contratto con gli utenti….. Anzi, sulla base delle norme interne e sovranazionali e della costante loro applicazione giurisprudenziale sopra riportate e del Codice di condotta sottoscritto con la Commissione Europea, Facebook aveva in realtà il dovere giuridico di risolvere i contratti, essendo evidente che il richiamarsi agli ideali del fascismo in numerosissime iniziative pubbliche e pubbliche manifestazioni vale a qualificare Forza Nuova come “organizzazione d’odio” secondo le condizioni contrattuali e gli Standard della Community sopra riportati (in rete sono numerosissime le notizie in tal senso corredate di fotografie)”.
Non solo, il tribunale di Roma evidenzia anche come “l’organizzazione si è resa anche protagonista di iniziative discriminatorie in danno di rom, migranti e omosessuali e veri e propri ‘discorsi d’odio'”.
Forza Nuova è stata condannata anche al pagamento delle spese processuali al colosso dei social network.