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    Quando la screditata Onu supera il nazismo

    Il boicottaggio nazista del commercio ebraico iniziò ufficialmente il 1 aprile 1933, solo due mesi dopo la presa del potere da parte di Hitler. Beninteso i nazisti dichiararono che era giusto e difensivo, perché gli ebrei affamavano i tedeschi e cercavano di danneggiare la Germania nazista. In realtà fu la prima azione intrapresa dai nazisti per eliminare il popolo ebraico. Il 7 aprile fu approvato il licenziamento degli impiegati pubblici ebrei, sempre in aprile aprirono i primi lager, nel 1935 ci furono le leggi di Norimberga, nel ‘38 la notte dei cristalli. Ma il boicottaggio rimase il primo atto di ogni politica antisemita anche nei paesi alleati e poi occupati dalla Germania. In Italia iniziò nel ‘38. Dopo settant’anni, nel 2002, la storia ricomincia: i nemici di Israele chiamano al boicottaggio per appoggiare la sanguinosa campagna terroristica chiamata “seconda intifada”. Lentamente il movimento si diffonde e prende un nome, BDS, con l’appoggio anche di qualche ebreo di estrema sinistra, focalizzandosi sugli insediamenti nei territori contesi.  La settimana scorsa c’è stato un passo avanti: nella campagna per boicottare gli ebrei di Giudea e Samaria è entrato l’Onu, in particolare la sua screditatissima “commissione per i diritti umani”. La sua presidente, l’ex presidente cileno Bachelet, che pure per via della sua origine dovrebbe ricordare di quel che significa avere a che fare con un governo terrorista (dato che il terrorismo palestinista non è certo da meno di quello di Pinchet) ha deciso di accogliere la richiesta dell’Autorità Palestinese di pubblicare la lista delle aziende che lavorano con gli ebrei degli insediamenti: un centinaio di nomi, esposti al boicottaggio internazionale. In questa maniera ha superato anche il nazismo, che si limitava a boicottare gli ebrei, mentre l’Onu se la prende anche con coloro che dagli ebrei comprano merci, o vendono loro servizi e materiali.

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