
In un’epoca dominata dall’accelerazione digitale e dalla connessione permanente, la Comunità Ebraica di Roma ha promosso “Il Tempo nelle sue dimensioni”, un progetto culturale che interroga la nostra relazione con il tempo attraverso le lenti della tradizione ebraica, confrontandola con le trasformazioni imposte dalle nuove tecnologie e dall’intelligenza artificiale.
Il progetto, vincitore dell’Avviso Pubblico di Roma Capitale per iniziative di interesse in occasione del Giubileo 2025 e realizzato in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, è stato reso possibile anche grazie all’impegno del Rabbino Ariel Arbib e della Coordinatrice del Dipartimento Beni e Attività Culturali (DiBaC) Sarah Catelani che, sotto la supervisione del Rabbino capo, sono stati i principali artefici della sua riuscita. Si è articolato in due incontri pubblici presso il Pitigliani – Centro Ebraico Italiano, coinvolgendo studiosi, rabbini ed esperti di tecnologia in un dialogo interdisciplinare di straordinaria attualità, che ha visto anche la significativa partecipazione degli studenti del Liceo Colonna, del Convitto Nazionale e del Liceo Ebraico Renzo Levi. Ruben Spizzichino, Responsabile Ufficio Stampa della CER, ha splendidamente moderato entrambi gli appuntamenti, guidando con sapienza il dialogo interdisciplinare.
L’economia dello Shabbat
Il primo appuntamento, tenutosi il 27 novembre, ha esplorato il significato economico e sociale dello Shabbat nella tradizione ebraica. Dopo i saluti del Presidente Victor Fadlun, sono intervenuti il Rabbino Capo Riccardo Di Segni, Rav Ariel Di Porto, lo psicoterapeuta Gianni Yoav Dattilo e Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali della CER. Lo Shabbat è emerso non come semplice precetto religioso, ma come sofisticato meccanismo di rigenerazione personale e collettiva, un “respiro” settimanale che interrompe la logica produttiva per ricordarci che la vita non si esaurisce nel fare. Come ha sottolineato Rav Di Segni nella sua presentazione al volume pubblicato per l’occasione, “non basta vivere di più, bisogna vivere bene”: la benedizione biblica dell’ òrekh yamìm (lunghezza dei giorni) riguarda la qualità del tempo vissuto, non solo la sua durata. La riflessione ha spaziato dalla filosofia di Abraham Joshua Heschel – che definì lo Shabbat una “cattedrale nel tempo” – all’analisi di Rav Yosef Dov Soloveitchik sul tempo come campo di creatività morale attraverso la Halakhah, fino alla visione profetica di Rav Jonathan Sacks sul tempo dell’Alleanza orientato alla speranza e alla giustizia sociale. Particolare interesse ha suscitato l’approfondimento sui cicli temporali della Shemittah (anno sabbatico) e del Yovel (Giubileo), interpretati come antichi ma attualissimi meccanismi di riequilibrio economico e sociale. Come ha evidenziato Claudio Procaccia, questi principi biblici – cancellazione periodica dei debiti, redistribuzione delle risorse, limite all’accumulazione – risuonano potentemente nelle odierne discussioni su reddito di base, economia circolare e sussidiarietà.
Intelligenze artificiali e tempo presente
Il secondo incontro, svoltosi l’11 dicembre, ha affrontato l’impatto delle nuove tecnologie sulla percezione del tempo, con particolare attenzione alle giovani generazioni. L’Assessore alla Cultura della CER, Giacomo Moscati, ha aperto i lavori con una riflessione sulla “cultura dell’istantaneità” che caratterizza il nostro tempo: “Viviamo in un mondo che accelera continuamente. Il rischio è quello di vivere in una specie di eterno ‘adesso’, che non lascia spazio né al passato, come memoria, né al futuro, come orizzonte”. Benedetto Carucci Viterbi, Dirigente Scolastico del Liceo “Renzo Levi”, ha offerto una prospettiva educativa sul valore della pausa e della rigenerazione in un contesto di connessione continua, sottolineando come la scuola possa preparare gli studenti a confrontarsi con le nuove tecnologie mantenendo saldi i valori della tradizione. Rav Ariel Di Porto ha presentato un’analisi approfondita della tensione tra accelerazione digitale e concezione tradizionale del tempo nel mondo ebraico. Lo Shabbat, ha spiegato, diventa oggi più che mai una “resistenza ontologica” di fronte alla riduzione dell’umano a sequenza di compiti ottimizzati. Ha inoltre sollevato interrogativi halakhici sull’automazione e l’intelligenza artificiale: quando un algoritmo compie un’azione, chi ne è responsabile? Un sistema di IA può essere considerato un “golem” digitale? Alex Zarfati, esperto di social media, ha analizzato come le piattaforme digitali stiano ridefinendo non solo la comunicazione, ma la stessa esperienza del tempo: la percezione della velocità, dell’urgenza, della reperibilità continua. “L’IA non si limita a farci compiere più attività in meno tempo”, ha osservato, “ma elimina i ‘silenzi’ tra i compiti, gli spazi bianchi della riflessione che una volta scandivano il ritmo della vita umana”. La giornata si è conclusa con un momento conviviale curato da Sandro Di Castro, che ha offerto una sapiente esposizione della tradizione gastronomica giudaico-romanesca, collegando il tema del cibo alla dimensione del tempo nelle celebrazioni e mostrando – con ironia – come le ricette tramandate di generazione in generazione conservino un valore che nessuna intelligenza artificiale può replicare.
Un contributo alla riflessione giubilare
Il progetto “Il Tempo nelle sue dimensioni” si inserisce significativamente nel contesto del Giubileo, tempo dedicato al ripensamento, alla restituzione, al riequilibrio. Come ha sottolineato il Presidente Victor Fadlun nella prefazione al volume pubblicato per l’occasione, “la distinzione tra tempo sacro e tempo profano, tra kairos e chronos, tra memoria e redenzione, non è un’elaborazione teorica: è un patrimonio di saggezza che può parlare a tutti, specie in un momento storico che chiede profondità e direzione”. In un’epoca segnata dal riemergere dell’antisemitismo e dalla fragilità della memoria della Shoah, questa consapevolezza della temporalità ebraica diventa anche atto di resistenza morale: ricordare non è restare fermi, è costruire futuro. Il volume “Il Tempo nelle sue dimensioni”, curato da Claudio Procaccia con contributi di Rav Ariel Di Porto, Gianni Yoav Dattilo e dello stesso Procaccia, è disponibile presso la Comunità Ebraica di Roma e rappresenta un importante strumento di riflessione per studenti, insegnanti e tutti coloro interessati a comprendere come la tradizione ebraica possa illuminare le sfide del nostro tempo.












