
In una conferenza stampa di fine anno svoltasi nella sede della Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano, la presidente uscente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), Noemi Di Segni, ha tracciato un quadro delle principali sfide che le Comunità Ebraiche stanno fronteggiando nel Paese, evidenziando come “l’antisemitismo sia in crescita e richieda risposte più adeguate da parte delle Istituzioni”.
Nel corso dell’incontro con giornalisti e operatori dell’informazione, Di Segni ha definito preoccupante la diffusione di “pregiudizi e comportamenti antiebraici”, sottolineando che gli strumenti legislativi attuali per combattere l’odio non siano forse sufficienti e necessitano di un aggiornamento per le minacce di oggi. La presidente uscente ha citato i dati raccolti dall’UCEI che segnalano “centinaia di atti di antisemitismo solo nei primi nove mesi del 2025 (gennaio- settembre)e oltre 50 denunce presentate dall’ente alle autorità competenti. Secondo la presidente, questi numeri riflettono un clima di intolleranza che va ben oltre semplici slogan o offese isolate, arrivando a influenzare la quotidianità degli ebrei italiani.
Uno dei punti più importanti della conferenza stampa ha riguardato il sentimento sempre più frequente negli ebrei italiani di isolamento sociale. Non si tratta della paura di atti di violenza estrema, ha spiegato Di Segni, quanto della costante sensazione di non essere più parte di un contesto sociale. Ma anche la paura di indossare pubblicamente segni di riconoscimento come collane con la stella di David e Kippot. Di Segni, ha anche richiamato l’attenzione sull’uso distorto della memoria storica della Shoah in certi dibattiti pubblici e sul rischio che la discussione su Israele e Medio Oriente generi ulteriori fraintendimenti e ribaltamenti, non sono terminologici.
Nel corso della conferenza ha preso la parola anche l’avvocato Davide Jona Falco, assessore alla Comunicazione dell’UCEI, che ha ribadito come la sicurezza e la partecipazione alla vita pubblica siano temi centrali non solo per la comunità ebraica ma per l’intera società italiana, auspicando una reazione più decisa contro l’indifferenza istituzionale.













