
È stato il momento più intenso della seconda giornata di Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia in corso nei giardini di Castel Sant’Angelo, quello che ha visto protagonista Rom Braslavski, 22 anni, originario di Gerusalemme, rimasto ostaggio di Hamas per 738 giorni, che per la prima volta in Italia ha raccontato pubblicamente i due anni di prigionia trascorsi nella Striscia di Gaza dopo il rapimento del 7 ottobre.
L’incontro, organizzato dalla senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli, si è svolto nella sala più grande della manifestazione, davanti a una platea di oltre 300 persone. “Abbiamo spalancato il cuore – ha detto Mieli in apertura – perché il nostro ospite, dopo 738 giorni di prigionia, parla per la prima volta in pubblico e lo fa qui, in Italia, ad Atreju”.
Braslavski, arrivato in Italia insieme al padre Ofir, è stato accolto da un lungo applauso. A moderare l’incontro è stato Maurizio Molinari, che ha inquadrato l’intervento ricordando come il 7 ottobre rappresenti “il più grande pogrom dalla fine della Seconda guerra mondiale”, una violenza che ha colpito non solo Israele e il popolo ebraico, ma l’intera umanità.
Nel suo intervento, Braslavski ha ricostruito il rapimento e gli orrori a cui ha assistito. “Era un massacro. – ha raccontato – Ho visto donne giovanissime gettate a terra, crivellate di colpi, corpi ammassati, sangue ovunque. Donne, anziani e bambini uccisi solo perché israeliani ed ebrei”. Durante la prigionia, ha spiegato, è stato sottoposto a torture fisiche e psicologiche dai miliziani della Jihad Islamica. “Mi uccidevano ogni giorno, nel corpo e nello spirito. Questa prigionia non è adatta nemmeno a un animale, figuriamoci a un essere umano”.
Le ferite, ha aggiunto, sono ancora oggi oggetto di cure psichiatriche. “Conosco ostaggi tornati a casa che non riescono più a parlare, che hanno perso la ragione”. Significativo anche il riferimento alla spilla gialla appuntata sulla giacca, simbolo di unità e uguaglianza, ma anche di sangue e dolore. “Mi addolora che nel mondo non si sappia cosa rappresenti. È il simbolo di un trauma che si chiama 7 ottobre”. Nel suo appello finale, Braslavski ha invitato a continuare a lavorare “per la giustizia e per la pace”, valori che ha spiegato di sostenere anche prima degli attacchi. “Il massacro del 7 ottobre non aveva alcuna giustificazione possibile. Non è umano”.
Ringraziando il pubblico e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per l’invito, ha concluso con una riflessione che ha profondamente colpito la platea: “Fino a due mesi fa ero sepolto quaranta metri sottoterra, senza lavarmi per settimane, senza mangiare per giorni. Oggi indosso questo completo. È tutto cambiato. Sono solo miracoli del Dio Onnipotente”.
“La nostra generazione non ha visto uscire i sopravvissuti dai campi di sterminio, ma ha visto uscire gli ostaggi dai tunnel di Hamas. La testimonianza di oggi rende tutti noi, e il nostro Paese, un posto migliore”, ha concluso Molinari.













