
L’assemblea generale dell’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU), riunita oggi a Ginevra, ha deciso: Israele parteciperà all’Eurovision 2026, che si terrà a Vienna. Dopo settimane di pressioni, critiche e minacce di boicottaggio, la votazione sui nuovi regolamenti – collegata direttamente anche alla presenza israeliana – ha confermato la sua ammissione alla competizione.
La decisione è arrivata nonostante una forte opposizione guidata da Spagna, Turchia, Slovenia e Belgio, che nel dibattito hanno attaccato duramente Israele chiedendone l’esclusione. Alla fine, però, 738 delegati hanno votato a favore dei nuovi regolamenti proposti dall’EBU, mentre 256 hanno chiesto un voto separato sulla possibile espulsione di Israele. La maggioranza ha dunque respinto l’iniziativa.
Subito dopo l’annuncio, Olanda e Spagna hanno dichiarato il proprio ritiro dall’edizione 2026, una scelta che mostra quanto la tensione politica abbia ormai marcato il clima attorno all’evento. Tuttavia, paesi chiave come Germania, Austria e Norvegia hanno sostenuto esplicitamente la partecipazione israeliana. Berlino, in particolare, ha fatto sapere che avrebbe valutato una propria uscita se Israele fosse stata esclusa.
Durante il dibattito, la posizione israeliana è stata presentata dal direttore del broadcaster pubblico Kan, Golan Yochpaz, che ha denunciato apertamente un “boicottaggio culturale” ai danni di Israele. Ha avvertito che un’espulsione aprirebbe una strada pericolosa: “Non si sa dove un simile boicottaggio potrebbe finire”.
Anche altri stati hanno difeso Israele: l’Ucraina, ad esempio, ha respinto il paragone tra il caso russo del 2022 e quello israeliano, definendolo “sbagliato”. Regno Unito e Svezia hanno chiesto di mantenere la competizione libera dalla politica, mentre l’EBU ha ricordato che Israele non ha violato alcuna regola.
L’atmosfera a Ginevra è stata tesa: secondo fonti presenti all’assemblea, perfino paesi tradizionalmente vicini a Israele sono arrivati con critiche e malumori. Alcune delegazioni – tra cui, secondo indiscrezioni non confermate, Algeria e Turchia – hanno lasciato la sala durante l’intervento israeliano.
Le discussioni si sono svolte anche sullo sfondo delle minacce di boicottaggio di diversi stati europei e delle pressioni opposte della Germania, che considera Israele parte integrante della storia dell’Eurovision. Anche l’Austria, paese ospitante, aveva già ribadito ufficialmente il sostegno alla sua presenza.
Parallelamente, l’EBU ha approvato una serie di riforme strutturali: il ritorno della giuria nelle semifinali, la riduzione del numero di voti disponibili per ogni spettatore e nuove restrizioni sui finanziamenti pubblici alle campagne promozionali.
Nonostante le polemiche e la politicizzazione crescente, la decisione finale è chiara: Israele sarà sul palco di Vienna nel maggio 2026. Una scelta che segna una battuta d’arresto per la campagna internazionale volta a escluderla, e che conferma – almeno per ora – la volontà della maggioranza dei membri dell’EBU di mantenere la competizione aperta a tutte le nazioni partecipanti.













