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    ROMA EBRAICA

    L’esperienza a Roma di Rachashei Lev, uno stimolo per affrontare la malattia

    Una serata tra gioia e commozione per la conclusione del machanè Rachashei Lev 2025, celebrata al Tempio Bet Michael per un’esperienza davvero particolare.

    Ventitré ragazzi dell’organizzazione israeliana che accoglie bambini malati oncologici, infatti, sono approdati a Roma per passare cinque giorni all’insegna della spensieratezza, una lieta parentesi che li ha distratti dalla difficoltà delle cure, come ha affermato Daniel Di Porto, presidente di Rachashei Lev Italia. “Questi ragazzi si sono trovati da un giorno allaltro a passare da un letto d’ospedale a una cena tutti insieme e a ballare. Questa è la più grande forza di Am Israel”.

    Ghila Debenedetti, membro della filiale italiana Rachashei Lev Italia ODV, ha raccontato qualche attività del soggiorno romano: “I ragazzi hanno visitato i monumenti, svolto laboratori, visitato musei e condiviso dei bellissimi momenti d’incontro con la comunità ebraica e con i nostri giovani”. Debenedetti ha aggiunto: “Speriamo che questi giorni abbiano rappresentato per loro non solo un bel ricordo, ma momenti di forza e di amore che gli darà coraggio nel loro percorso”.

    Dopo i dovuti ringraziamenti, Daniel Di Porto ha presentato il medico Khaled, che ha accompagnato i ragazzi dell’associazione, facendo riferimento alle “Accuse false che vengono fatte allo Stato di Israele, dal razzismo all’apartheid”. Sono stati ringraziati anche i ragazzi del servizio civile, nonché i volontari, gli organizzatori della serata al Bet Michael e i responsabili del tempio, il consiglio di Rachashei Lev e tutti i membri della comunità che hanno partecipato e offerto il loro supporto durante la permanenza dei ragazzi dell’associazione a Roma.

    Di Porto ha in seguito introdotto Doron Turgerman, responsabile della sicurezza di Rachashei Lev, dichiarando: “Doron merita un doppio ringraziamento: sia per aver accompagnato i ragazzi nella gita, sia per il lavoro svolto per anni quando era Comandante della polizia di Gerusalemme, per il quale lo consideriamo un rappresentante dei soldati per cui preghiamo ogni giorno”. Turgerman ha ringraziato l’associazione e la comunità per l’accoglienza: “Ho conosciuto molti ebrei e comunità ebraiche nel mondo, ma il vostro cuore, i vostri occhi buoni e tutto quello che avete dato a questi ragazzi non ha eguali”.

    In chiusura, l’intervento di Rav Roberto Colombo, che ha ringraziato i ragazzi con un riferimento ad un passaggio nella parashà di Vayetzè: “Rashi dice che quando Yakov, uno tzadik, se ne va da Israele, porta via con sé la luce e la bellezza. Questi ragazzi ci hanno ringraziato per ciò che hanno ricevuto a Roma, ma loro ci hanno dato tantissimo: sono degli tzadikkim che ci hanno fatto sentire la vicinanza di H. Ci dispiace che vadano via, ma devono assolutamentetornare in Israele perché lì abbiamo bisogno di luce, dell’amore e della grandezza di H.”.

    In conclusione di serata, la cena con i ragazzi dell’associazione, per condividere insieme la chiusura di un viaggio significativo e indimenticabile.

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