
Si definiva “Il segretario particolare del professore”, ma era molto, molto di più. Alberto Astrologo, per gli amici “Arte”, soprannome che deriva dall’insegna del suo negozio storico di biancheria a Sant’Elena, per decenni è stata una delle figure più importanti, ma meno in vista, della nostra comunità. Se n’è andato a novant’anni, circondato dall’affetto dei suoi figli Giacomo, Sara e Miriam.
Alberto, insieme a Luciano Tas, David Limentani, Tullio Perlmutter e Pacifico Di Consiglio “Moretto” componeva la prima linea degli uomini più vicini al professor Rav Elio Toaff. Ma non solo. Alberto Arte era il vero ed unico consigliere politico di Toaff, con lui decideva cosa dire a Andreotti, Craxi, Spadolini e Pertini. Credeva nel legame con la DC in funzione anti-PCI ed ebbe un ruolo chiave nella prima visita di un papa in sinagoga, 40 anni fa, Giovanni Paolo II.
Alberto Arte ha guidato il mondo dei giovani volontari della comunità in generale e della sicurezza in particolare per decine di anni. Diceva quello che il prof. Toaff pensava (ma non voleva dire) e suggeriva le linee politiche e le relazioni esterne del rabbino e della comunità. Come volontario, e senza mai apparire, è stato l’uomo di fiducia di Toaff nella sua vita pubblica e politica italiana. Ha rifiutato incarichi amministrativi e politici nazionali di alto livello, sempre e solo per non cadere in eventuali conflitti di interesse con il suo ruolo all’interno della Comunità ebraica di Roma, per la quale ha profuso il suo impegno, anche al costo di togliere tempo da dedicare alla sua amatissima famiglia ed al lavoro.
Conosciuto e rispettato da ministri, presidenti e uomini di potere, accompagnava il rabbino capo ovunque curando ogni particolare, dal cerimoniale ai contenuti degli incontri, spesso davvero riservati, se non segreti. Arte aveva un’idea chiara e forte dell’interesse degli ebrei, romani e italiani, che Toaff armonizzava con i valori ebraici. Era un pragmatico, realista, mai ideologico ed aveva una conoscenza dettagliata della politica italiana e dei suoi singoli protagonisti del Novecento. Persona schiva, ma simpatica e autorevole, senza mai apparire in pubblico, era sempre in seconda o terza fila, ma sempre, sempre, dietro al Professore. I giovani del Movimento Culturale Studenti Ebrei di allora trovavano in lui sempre i migliori suggerimenti per iniziative pubbliche a favore di Israele, non sempre ufficialmente autorizzate dalla leadership ufficiale comunitaria. In sostanza, Alberto Arte era la vera figura di “raccordo” fondamentale per quegli anni così difficili fra i giovani e le istituzioni comunitarie di allora.
Il suo ultimo desiderio è stato di essere avvolto nella bandiera d’Israele, e così è stato. La bandiera che lo ha accompagnato nel suo ultimo viaggio è quella appartenuta a Giuseppe Bepi Pontecorvo, suo amico, volontario, e un’altra tra le voci più ascoltate da Rav Toaff.
“La sua vita è un esempio per tutta la Comunità” ha detto Rav Pino Arbib nell’elogio funebre, interpretando così il saluto e il pensiero di tutti noi.













