
L’economia israeliana ha registrato un rimbalzo significativo nel terzo trimestre del 2025, con una crescita annualizzata del 12,4% secondo la stima preliminare diffusa dal Central Bureau of Statistics (CBS). Un risultato che supera di gran lunga le attese degli analisti e che segna un netto cambio di passo rispetto al trimestre precedente, quando il PIL si era contratto del 4,3% a causa della guerra con l’Iran e delle conseguenze ormai protratte del conflitto a Gaza. La brusca frenata estiva aveva suscitato timori di una fase recessiva più lunga, ma i dati di luglio-settembre hanno mostrato una reazione più rapida del previsto.
Il recupero è stato alimentato dalla ripresa dei consumi privati, dal forte aumento degli investimenti in beni fissi e da un rinnovato slancio delle esportazioni. Secondo il Centro di Statistica israeliano, “la forte crescita del terzo trimestre riflette l’inversione rispetto ai cali profondi registrati tra aprile e giugno a causa della guerra con l’Iran”. Un quadro confermato anche dalla dinamica del settore business, cresciuto del 14,9%, che ha mostrato una capacità di riattivarsi quasi immediata una volta superata la fase più intensa delle ostilità.
Jonathan Katz, capo economista di Leader Capital Markets, ha definito la fase attuale “un recupero sorprendentemente rapido considerando la portata dello shock subito dall’economia”. Katz ha ricordato che “il conflitto di dodici giorni con l’Iran aveva di fatto paralizzato il Paese, ma la struttura economica israeliana ha dimostrato ancora una volta di essere resiliente”. “Questo però non significa che la Banca d’Israele possa permettersi leggerezze nella gestione della politica monetaria”, ha aggiunto. Lo stesso economista ritiene probabile un percorso graduale di riduzione dei tassi, spiegando che “potrebbe esserci spazio per un primo taglio a partire dalla riunione del 24 novembre, seguito da interventi alternati, finché il tasso di riferimento non tornerà attorno al 3,75%”.
Il mercato del lavoro resta comunque condizionato dal richiamo dei riservisti: fino a 300.000 persone sono state mobilitate dall’inizio della guerra con Hamas, con effetti diretti sulla produzione in settori cruciali. Anche la spesa pubblica ha registrato un aumento moderato, segnale che, nonostante le tensioni della scorsa estate, non si è assistito a un’espansione significativa del bilancio civile.
Guardando ai confronti annuali, il PIL è cresciuto del 3,5% rispetto al terzo trimestre del 2024, superando le previsioni del Ministero delle Finanze e quelle della Banca d’Israele. Il clima rimane positivo anche sui mercati finanziari: la Borsa di Tel Aviv ha toccato nuovi massimi e lo shekel ha segnato un apprezzamento di circa l’11% sul dollaro dall’inizio dell’anno. Un andamento che, secondo alcuni analisti locali, riflette “la fiducia degli investitori nella capacità dell’economia israeliana di assorbire gli shock e ripartire con tempi più rapidi rispetto ad altre economie avanzate”.
Sul fronte dei prezzi, l’inflazione annuale si è mantenuta stabile al 2,5% a ottobre, un livello considerato compatibile con una fase di graduale allentamento monetario. Un funzionario della Banca d’Israele, commentando i dati, ha osservato in forma anonima che “la combinazione di inflazione sotto controllo e crescita più forte del previsto apre margini di manovra, ma la situazione geopolitica resta un elemento di rischio che il Comitato monetario non può ignorare”.
L’evoluzione dei prossimi mesi dipenderà molto dallo scenario di sicurezza. Il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti tra Israele e Hamas continua a reggere, ma non è ancora percepito come definitivo. Per ora i numeri del terzo trimestre indicano una ripartenza più robusta del previsto, sostenuta da una domanda interna vivace e dalla ripresa dell’attività produttiva. Come ha osservato un alto dirigente del Ministero delle Finanze, “la sfida adesso è trasformare la ripresa tecnica in una crescita stabile, riducendo l’incertezza e riportando pienamente operativi i settori colpiti dalle mobilitazioni”. Un obiettivo che, nelle intenzioni del governo e delle autorità economiche, dovrebbe trovare pieno compimento nel 2026, quando le previsioni di crescita si attestano intorno al 5%.













