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    Cultura

    Dentro le storie di una nonna: l’intervista a Yael Krizzuk

    Con “I demoni di Nonna” (Amazon Publishing), Yael Krizzuk porta alla luce una figura familiare intensa, carismatica e capace di attraversare quasi un secolo di storia. Il libro intreccia memoria, ironia e identità, trasformando le vicende di una nonna straordinaria in un racconto che parla a tutti. Shalom ha intervistato l’autrice per comprendere come è nato questo progetto e quale significato abbia oggi riportare alla luce le storie che ci hanno resi ciò che siamo.

    Come è nata l’idea di scrivere questo libro e cosa ti ha spinta a farlo?

    Fin da piccola mia nonna mi raccontava le sue storie. Le ripeteva migliaia di volte, anche perché aveva la demenza senile, e una di queste volte mi ha detto: “Un giorno scrivi un libro su di me”. Non mi ha chiesto se volessi farlo, se fossi capace, se mi sarebbe piaciuto: me l’ha ordinato con lo stesso tono con cui mi diceva di mettere le ciabatte, perché in casa sua non si cammina scalzi per poi salire sul letto con i piedi sporchi. Che scelta avevo? Non volevo farla arrabbiare. So che da lassù mi controlla e commenta ogni movimento. Ha già raccontato a Dio che non so cucinare e che esco con i capelli bagnati… non voglio altri problemi. A spingermi veramente è stato però mio marito. Vivevamo in Toscana, tra ulivi e vigne, e mentre lui lavorava io rimanevo a casa… diciamo, a parlare con gli uccellini. Un giorno è arrivato con una sedia da ufficio, bella comoda, l’ha messa davanti al tavolo e mi ha detto: “Vai. Siediti a scrivere il tuo romanzo”.

    Pensi che la scrittura sia stata, in qualche modo, una forma di guarigione o di riconciliazione con il passato?

    Per me la scrittura non è servita a chiudere un conto con il passato. Semmai, l’ho aperto. Quello che ho fatto è mantenere una promessa che non ho mai davvero pronunciato, ma che sentivo di dover onorare. Amo scrivere, esagerare, immaginare i dettagli, raccontare dei gioielli che meritano attenzione… e mia nonna è una perla letteraria, se posso dirlo. Raccontarla è stato naturale.


    C’è un messaggio o un insegnamento che desideri condividere con chi ascolta e legge questa storia?

    Spero che “I demoni di Nonna” regali ai lettori un’avventura emozionante e divertente, e che alla fine lascerà nel cuore un bagaglio culturale meraviglioso. Se devo pensare a un messaggio, è questo: la realtà supera sempre l’immaginazione. Le vicende più incredibili non si trovano nei romanzi, ma nella vita quotidiana – al bar, davanti alla fotocopiatrice, in una chiacchiera improvvisata. Tutte queste storie meritano di essere scritte. E poi c’è un pensiero inevitabile, guardando a ciò che accade oggi nel mondo: mia nonna ha vissuto quasi cento anni, ha attraversato guerre, fughe, cambiamenti enormi. Eppure è andata avanti. Supereremo anche questo.

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