
Il Kazakistan è ufficialmente il nuovo Paese ad aderire agli Accordi di Abramo, l’iniziativa di pace promossa dagli Stati Uniti per favorire la normalizzazione tra Israele e il mondo musulmano. L’annuncio è arrivato dal presidente Donald Trump, che ha definito l’ingresso di Astana “il primo di una lunga serie di nuovi Paesi pronti a unirsi al percorso di pace e prosperità”.
Durante la notte, Trump ha rivelato di aver parlato telefonicamente con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e con il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev, sottolineando che “oggi, le nazioni fanno la fila per abbracciare il futuro attraverso gli Accordi di Abramo”.
Per Israele, l’adesione di un Paese musulmano come il Kazakistan – il più vasto dell’Asia Centrale, con quasi 20 milioni di abitanti, ricco di petrolio e gas naturale – rappresenta un consolidamento della rete diplomatica costruita negli ultimi anni. Sebbene i due Paesi abbiano già relazioni ufficiali dal 1992, l’adesione formale agli Accordi assume un valore simbolico importante, specialmente in una fase in cui Washington punta a rafforzare la propria influenza in un’area contesa da Russia e Cina.
Con la firma dell’accordo, sono stati annunciati anche nuovi investimenti miliardari. L’amministrazione Trump ha confermato un’intesa da oltre 900 milioni di dollari tra la compagnia americana Kube Capital e la società mineraria statale kazaka per l’estrazione di tungsteno, elemento strategico anche per l’industria bellica. A questo si aggiunge un accordo della Starlink di Elon Musk con il gruppo locale Veom Telecom, che porterà la rete satellitare a oltre 150 milioni di potenziali utenti entro il 2026.
Il presidente Tokayev ha descritto la decisione come “la continuazione naturale della politica estera del Kazakistan”, mentre l’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, ha dichiarato: “Congratulazioni al Kazakistan per aver rafforzato l’alleanza regionale per la pace”.
Nonostante in passato Astana avesse riconosciuto lo Stato di Palestina, la scelta odierna mostra un cambio di prospettiva: un’apertura verso la cooperazione con Israele e l’Occidente, in nome della stabilità e della crescita. È un segnale chiaro anche per altre nazioni musulmane – dall’Azerbaigian all’Uzbekistan – che stanno valutando di unirsi agli Accordi.
L’ingresso del Kazakistan non è soltanto una vittoria diplomatica per Israele e per gli Stati Uniti, ma un messaggio al mondo: la pace e la collaborazione tra popoli non sono più un sogno, bensì una scelta possibile.












