
Dopo oltre settant’anni di ricerca instancabile, Yad Vashem, l’ente israeliano per la memoria della Shoah e l’eroismo, ha annunciato di aver completato la documentazione di cinque milioni di nomi delle vittime ebraiche. È una pietra miliare storica: oltre l’80% degli ebrei assassinati dai nazisti ha ora un nome, una storia, un ricordo.
Dietro questo risultato non c’è solo la memoria, ma un impegno morale. “La maggior parte delle vittime non ha lasciato traccia, né tombe, né fotografie”, spiega il dottor Alexander Avraham, direttore dell’archivio dei nomi, che dopo 37 anni di lavoro va in pensione. “I fogli di testimonianza sono le loro lapidi simboliche. I nazisti volevano cancellare non solo le vite, ma anche la loro esistenza. Il nostro compito è impedire che ci riescano”.
Il database di Yad Vashem, accessibile online, raccoglie documenti, lettere, registri nazisti, elenchi di deportazione e migliaia di testimonianze arrivate dalle comunità ebraiche di tutto il mondo. Ogni nome è il frutto di un lavoro di paziente ricostruzione che coinvolge archivi, famiglie e volontari da decenni. Negli ultimi quindici anni, sono stati aggiunti un milione di nomi grazie anche alle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e il machine learning, che permettono di analizzare centinaia di milioni di documenti d’archivio prima inaccessibili.
Il risultato non è solo un trionfo della ricerca, ma un atto di giustizia. Il presidente di Yad Vashem, Dani Dayan, lo definisce “un successo e al tempo stesso un monito”. Dietro ogni nome, dice, “c’è una vita intera: un bambino che non è cresciuto, un genitore che non è tornato a casa, una voce che si è spenta per sempre. La nostra responsabilità morale è assicurare che nessuno resti anonimo”.
Yad Vashem stima che altri 250.000 nomi potranno ancora essere recuperati, ma riconosce che centinaia di migliaia non saranno mai identificati. Eppure, grazie alla perseveranza e all’innovazione, Israele continua a ridare identità a chi era stato ridotto a un numero.
Ogni nome recuperato è una piccola vittoria sulla barbarie della Shoah: è la dimostrazione che il popolo ebraico, pur ferito, non ha permesso che il silenzio cancellasse la memoria. Nel luogo dove i carnefici volevano solo cenere, Israele costruisce storia, dignità e vita.




			                                        








