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    IDEE - PENSIERO EBRAICO

    Presentata la traduzione italiana di “Alleanza e conversazione” di Rav Jonathan Sacks

    Un libro da leggere piano, capitolo per capitolo, quasi settimanalmente. Un libro che si apre nei momenti di bisogno, in cui il passato diventa la chiave di lettura del presente e del futuro. È stata presentata al Teatro di Villa Torlonia la traduzione italiana di “Alleanza e Conversazione” di Rabbi Lord Jonathan Sacks, un’opera di cinque volumi, ciascuno dedicato a un libro della Torah. Il primo, appena uscito, è il commento a Bereshit. L’incontro, organizzato dal Centro di Cultura Ebraica, dalla libreria Kiryat Sefer, da Progetto Talmud e dall’editore Giuntina, ha visto la partecipazione di numerose voci del mondo ebraico e culturale italiano.
    Ad aprire l’incontro è stata la Direttrice del Centro di Cultura Giorgia Calò. A seguire, il saluto istituzionale di Carola Funaro, vicepresidente della Comunità ebraica di Roma e Assessore alla memoria: “È un onore per me aprire la presentazione di questo volume. Rav Sacks ci ha insegnato a leggere la Torah e la sua voce arriva a tutti. “Alleanza e conversazione” offre chiavi di lettura sempre vive e attuali. In un momento così difficile, l’opera di Rav Sacks si pone come un argine all’antisemitismo”.
    Il dibattito moderato dalla giornalista Laura Crinò ha avuto inizio con le parole di Shulim Vogelmann, editore Giuntina, che ha raccontato il suo incontro personale con Sacks: “La prima volta che ho letto Sacks ho sentito che parlava non solo a tutti, ma direttamente a me. Il primo libro che affrontai fu “Non nel nome di Dio”, dove spiegava come la religione non sia violenza. Il secondo invece è stato “Moralità” dove Sacks si interroga sulla moralità e denuncia i grandi problemi di oggi: l’individualismo, l’isolamento, i social. Propone un passaggio dall’‘io’ al ‘noi’. Anche in tempi difficili, la sua forza è stata la semplicità, la capacità di essere comprensibile a ebrei e non ebrei, religiosi e non. In questo periodo di odio, in cui l’ebraismo è attaccato nei suoi valori, la pubblicazione può diventare un antidoto”.
    La parola è stata poi passata al Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni, che ha sottolineato la statura intellettuale e spirituale di Sacks: “È stato un filosofo prestato all’ebraismo, rabbino capo ortodosso del Commonwealth. Formatosi tra Oxford e Cambridge, la sua sintesi univa filosofia moderna e tradizione ebraica. È stato probabilmente il personaggio religioso più influente della società inglese contemporanea. Prima della visita di papa Benedetto XVI in Sinagoga, chiesi un parere a Sacks: dopo un attimo di silenzio, parlò con intensità del concetto di fratelli. Quando poi Ratzinger sentì il mio discorso, annuì con vivacità e convinzione. Sacks sapeva sempre quali corde toccare, con messaggi che arrivano a tutti”.
    “Sacks scrive che la Genesi è un libro di filosofia: una filosofia della condizione umana, con tutte le sue problematicità. Ha insegnato un nuovo modo di leggere il testo biblico, inserendolo in un contesto più ampio. Commentando il perdono di Yosef verso i fratelli, Sacks spiega che esistono due concezioni del passato: ciò che è avvenuto e il significato che esso assume nel tempo. Il futuro può riscattare il passato, e da questo nasce la speranza. Un’idea che richiama anche Hannah Arendt nella sua definizione del perdono” ha detto la filosofa Fiorella Bassan, che ha analizzato un passo della Torah commentato da Rav Sacks nell’opera appena presentata.
    “Ho avuto la fortuna di conoscere Rav Sacks di persona. Era un uomo di grande carisma, sapeva modulare la voce e conquistare l’ascolto. Nell’ebraismo il passato rivive sempre nel presente, e in questo senso mi ha colpito il primo commento di Rashìa Bereshit” ha detto lo psicoterapeuta Gianni Yoav Dattilo che ha condiviso un suo ricordo personale di Rav Sacks.
    Nei prossimi mesi seguiranno le pubblicazioni degli altri volumi, che completeranno l’intera opera dei commenti Rabbi Jonathan Sacks alla Torah.

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