
Mi scuserà Sivan Rahad-Meir (della quale segnalo il prezioso canale whatsapp con quotidiane parole di Torah) ma prenderò spunto da un suo post: una storia paradigmatica che merita di essere raccontata alla vigilia del Kippur.
Per anni nel kibbutz Nir Oz, vicino a Gaza, il giorno di Kippur si sono celebrate le 5 tefilloth. Dal momento del Kol Nidrei insieme religiosi provenienti da varie città e gli abitanti del luogo hanno partecipato alle varie fasi del rito sino ad arrivare al momento più solenne, quello dello shofar suonato da Amotz, un membro del kibbutz.
Una sera e un giorno intero in cui ogni distanza, ogni differenza si azzerava: laici e religiosi, bambini e anziani, sostenitori della sinistra e della destra, uomini e donne tutti accomunati dal massimo comun denominatore del raccoglimento per il Giorno dell’Espiazione.
Prima dell’ultimo kippur, però, non si riusciva a trovare un Cohen che impartisse la benedizione sacerdotale. Ogni ricerca era vana.
Alla fine si è pensato a Ravid Katz, un abitante del kibbutz noto per il suo lavoro con i giovani “a rischio”. Il cognome Katz è un’abbreviazione ebraica di “Kohen Tzedek”, che significa “sacerdote giusto”.
Gli chiesero quindi di partecipare anche alla preghiera del mattino per recitare la benedizione. Inizialmente esitò: non l’aveva mai recitato la Benedizione dei Cohanim in tutta la sua vita! Alla fine accettò, imparò la formula e salì a benedire il popolo d’Israele. “È stato un momento commovente: un uomo semplice e umile che, per la prima volta, alzava le mani pronunciando le antiche parole di pace”.
Dopo pochi giorni arrivò il 7 ottobre.
La mattina dell’attacco, Ravid si assicurò che la sua compagna e i loro figli fossero al sicuro nella loro stanza blindata; poi, insieme ai vicini, uscì per unirsi al resto della squadra di sicurezza locale e contrastare l’invasione terroristica. Fu ucciso nello scontro a fuoco e il suo corpo fu rapito dai terroristi, poi restituito a luglio 2024.
Di lui dicevano: “Si assicurava sempre di far ridere i bambini, inventava storie, raccontava barzellette e parlava con voce divertente. Amava la terra, il sale della terra, viaggiare per il nostro paese e condividere questo amore con i suoi figli”.
Ravid Katz ha insegnato che occorre mettersi in gioco per la collettività: prendendosi cura di giovani in difficoltà, imbracciare un fucile per difendere il perimetro, o anche imparare a impartire la Birkhat Cohanim.
«Il popolo d’Israele è come un fascio di giunchi: se li prendi uno per uno, si spezzano; se sono legati insieme, nessuno può spezzarli.» (Midrash Tanchuma, Nitzavim 2)
Anche quest’anno per Kippur si preparano a pregare tutti assieme a Nahal Oz. La Benedizione Sacerdotale di Yom Kippur sarà dedicata alla memoria di Ravid Katz, il loro Cohèn, che la recitò una unica volta nella sua vita.
Grazie ancora a Sivan.