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    ITALIA

    Israele-Italia, la doppia faccia della serata: vincono gli Azzurri ma perde il tifo italiano

    Quello che avrebbe dovuto essere un momento di sport e rispetto si è trasformato in una brutta pagina per il tifo italiano. Al Nagyerdei Stadion di Debrecen, in Ungheria, prima del fischio d’inizio della sfida di qualificazione ai Mondiali tra Israele e Italia – partita poi vinta dagli Azzurri per 5-4 nei minuti di recupero – circa duecento tifosi italiani hanno voltato le spalle durante l’esecuzione dell’inno israeliano, esponendo successivamente cartelli con la scritta “stop” e accompagnando il gesto con fischi e cori.
    Israele è scesa in campo con il lutto al braccio per ricordare le sei vittime dell’attentato terroristico di Gerusalemme, mentre sugli spalti erano presenti 35 ragazzi sopravvissuti alla strage di Majdal Shams, dove dodici giovani drusi furono uccisi da un missile di Hezbollah mentre giocavano a calcio. Di fronte a ferite ancora aperte, i tifosi arrivati a Debrecen per supportare la Nazionale hanno scelto di trasformare quel momento in un atto vergognoso, lontano dai valori dello sport.
    L’episodio richiama quello avvenuto un anno fa a Budapest e si ripete come un copione triste. Non si è trattato di una protesta generica o di un appello alla pace, ma di un gesto mirato a colpire un momento solenne: l’inno nazionale, simbolo di identità e di rispetto reciproco nello sport. Voltare le spalle non significa dialogo, ma insulto gratuito.
    Esiste una netta differenza tra critica politica e mancanza di rispetto: la prima può avere senso se argomentata e contestualizzata; la seconda resta solo maleducazione e superficialità. Voltare le spalle a un inno significa voltare le spalle allo sport stesso e al rispetto che lo sostiene. E per chi dice di amare la Nazionale e seguirla ovunque, questo gesto rappresenta il fallimento più grande.
    Alla vigilia, il c.t. Gattuso aveva ricordato come “c’è tanto rispetto e tanto dolore”, cercando di riportare l’attenzione sul terreno del gioco e sulla dignità umana. Parole rimaste inascoltate da chi, in nome di una presunta protesta, ha scelto di macchiare la serata con una manifestazione sterile e offensiva.

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