
Si, c’è da aver paura, molta paura quando un bel pezzo del mondo del cinema firma un appello sconnesso, contraddittorio e grondante sangue, come questo “Venice for Palestine” in occasione della 82° edizione della Mostra del Cinema di Venezia.
Paura perché tanta brava gente del cinema, sicuramente mossa da buoni sentimenti e propositi pacifisti, si è lasciata trascinare in una macchina dell’odio, e del fango, senza battere ciglio. Voglio pensare, e questo non è bene, che i più non abbiano letto ciò che hanno firmato. Che gli hanno proposto un “appello per Gaza” e tutti a dire: sì, certo!
E allora, intanto questo è un appello che incita il venir meno proprio della funzione del cinema, che sarebbe il core business della Mostra di Venezia. È attraverso le immagini e le sceneggiature infatti che il cinema dovrebbe parlare: occhio sul mondo e sulle diverse realtà, strumento di denuncia e resistenza, di conoscenza e informazione, di parola e pensiero.
Accade invece che la campagna V4P (roba professionale eh, studiata da mesi, mica improvvisazione emotiva!) da un lato sostenga : “La Biennale e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica dovrebbero celebrare la potenza dell’arte come mezzo di trasformazione, di testimonianza, di rappresentazione dell’umano e di sviluppo della coscienza critica. Ed è proprio questo a renderla uno straordinario mezzo di riflessione, di partecipazione attiva e di resistenza.”
E, in contemporanea invita : “chi lavora nel cinema a immaginare, coordinare e realizzare insieme, durante la Mostra, azioni che diano risonanza al dissenso verso le politiche governative filosioniste: un dissenso espresso nel segno della creatività, grazie alle nostre capacità artistiche, comunicative e organizzative”.
Non basta dunque la potenza dell’arte. Ci vuole lo squadernamento dell’odio, degli occhi iniettati di sangue, delle bandiere pro-pal sguainate per minacciare emarginare e censurare gli artisti israeliani. Urleranno che non tutti i palestinesi sono con Hamas, al contrario tutti gli artisti israeliani (bambini compresi) sono complici del presunto genocidio.
Come avrebbe detto Orwel alcune manifestazioni artistiche sono universali ma altre sono meno universali. Potenza del totalitarismo del pensiero.
Lo sanno le tante brave persone del cinema che hanno firmato per una grafica che disegna Israele, col sangue? Che lo cancella dalla mappa del Medioriente? Non una legittima critica politica (d’accordo o no) ma la rappresentazione di un popolo intero (bambini compresi ovviamente) con le mani sporche di sangue?
Lo sanno di aver firmato per un falso storico e per di più negazionista?
Per queste parole: “che non venga mai meno la voce della verità………sul colonialismo e su tutti i crimini contro l’umanità commessi da Israele per decenni e non solo dal 7 ottobre.”
Parole che, proprio in sintesi, negano la legittimità dello Stato di Israele (Non rifacciamo la storia che Israele è dal 48 che viene attaccata e vive stabilmente sotto una pioggia di missili ecc.. ecc.. tanto è proprio questo che negano inventandosi decenni di crimini).
Parole che, sempre in sintesi, non citandolo, negano l’orrore del 7 ottobre anzi, peggio, quasi lo giustificano…
Parole che raccontano un Paese come la summa di tutte le negatività del mondo. Un Paese da odiare. Da cancellare. A cui è negato il diritto a difendersi. Il diritto alla verità, a contrastare le narrazioni menzognere. Che deve abbassare il capo davanti alle aggressioni. Che diventa esso stesso responsabile dei vomitevoli fenomeni di antisemitismo a cui stiamo assistendo. Parole che sanno tanto di venir fuori dal repertorio dei fiancheggiatori di Hamas.
Parole che, probabilmente, la brava gente del cinema non ha letto o non ha approfondito prima di firmare (almeno crediamo). Ed è questo che ci spaventa: come l’odio cieco e incondizionato venga spesso alimentato da chi ha troppo timore o troppa pigrizia per guardare oltre il main stream e sventare l’ipnosi della propaganda.
Magari ha anche buone intenzioni ma, come diceva un guru di certo pensiero come Karl Marx, “è proprio di buone intenzioni che è lastricata la strada per l’inferno”.