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    ISRAELE

    “You will never swim alone”, una madre israeliana nuota in memoria del figlio ucciso da Hamas

    A New York, tra le acque agitate che circondano Manhattan, una nuotatrice israeliana procede con calma e determinazione. Indossa una cuffia blu con la scritta: “You will never swim alone”, non nuoterai mai da sola. Su una barca che la segue, sventolano bandiere con il volto sorridente di un giovane uomo. È Yaron Chitiz, suo figlio, ucciso a 23 anni durante un combattimento nella Striscia di Gaza.
    Pochi mesi dopo la morte del figlio, Debbie Chitiz ha deciso di affrontare una delle maratone in acque libere più difficili al mondo: la 20 Bridges, un percorso di oltre 28 miglia che circonda l’isola di Manhattan. Per lei questa sfida non è una semplice gara sportiva, ma una missione, un altro modo per restare connessa al figlio perché, ad oggi, è il ricordo di Yaron che accompagna ogni sua bracciata.
    “Da quando Yaron è morto, tutto è cambiato. C’è una vita prima, e una dopo. Ora seguo solo ciò che mi fa bene, e l’acqua è il mio rifugio” racconta. Debbie è tornata a nuotare già il giorno dopo la fine della shivà, i sette giorni di lutto previsti dalla tradizione ebraica. “Nuotare in mare mi ha aiutata a superare un dolore insopportabile. Le lunghe ore in acqua mi lasciano spazio per pensare. Lì si formano le parole che non riesco a dire altrove. Lì nasce ogni mio discorso. L’acqua è il mio ufficio”.
    Debbie è un’atleta esperta. Due mesi fa ha attraversato il Lago di Tiberiade da nord a sud, più di 12 miglia. L’anno scorso ha organizzato in Israele lo Yaroni Swim, in onore del figlio. Ma tra tutte le prove, questa a Manhattan è la più grande.
    Yaron era un giovane ufficiale della brigata Givati. È morto il 26 dicembre 2023, pochi giorni prima del suo compleanno, mentre guidava i suoi soldati in un’operazione nel quartiere Daraj-Tuffah, a Gaza City. Durante un’imboscata, ha aperto il fuoco, affrontando cinque miliziani armati per salvare i commilitoni.
    Da allora, sua madre porta il suo nome stampato sul cuore e sulla cuffia. Debbie non nuota mai da sola, accanto a lei c’è Anat Achimeir Eshchar, compagna del gruppo Tel Baruch Open Water Swimmers, il quale l’ha aiutata a reggere il peso della perdita.
    In ogni nuotata, c’è il ricordo del figlio e la dolcezza di momenti vissuti insieme. “Portai Yaron a New York quando aveva nove anni. Questa sfida me lo riporta accanto. È come se lo stessi riportando con me, in quei luoghi, in quell’energia”.
    Oggi Debbie nuota per sé, per suo figlio e per chiunque porti dentro un dolore così forte. Nelle acque grigie di New York, una madre trova nel nuoto un modo per trasformare il dolore in forza. Ogni ora in acqua è un gesto che tiene viva la memoria di suo figlio, è un modo per dire che non è sola e che non lo sarà mai.

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