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    ISRAELE

    Olanda, Europa e Israele: la frattura morale si allarga

    Di fronte al rifiuto dell’Olanda di consentire l’ingresso ai ministri israeliani Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, si apre una nuova crepa nelle relazioni tra Israele e parte dell’Europa. Ma dietro l’episodio diplomatico, c’è molto di più: una divergenza di valori, una crisi di visione, una domanda scomoda che l’Europa preferisce ignorare.
    Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha convocato per un richiamo ufficiale l’ambasciatrice olandese a Gerusalemme. Secondo Sa’ar, “la pressione internazionale su Israele ha già portato Hamas a irrigidire le sue posizioni nei negoziati, danneggiando le possibilità di raggiungere un accordo”. In un momento in cui i terroristi trattengono ancora ostaggi israeliani, Israele si trova accusata proprio da chi dovrebbe sostenerla. “Il mondo dovrebbe esercitare pressione su Hamas, non su Israele”, ha detto il ministro. “Stiamo lavorando duramente per far entrare aiuti umanitari, in condizioni complesse. Parlare di ‘politica della fame’ è una menzogna pericolosa”.
    Ben Gvir ha commentato con fermezza la decisione olandese, affermando che continuerà a difendere la sicurezza dei cittadini israeliani, indipendentemente dalle restrizioni politiche esterne. Secondo il ministro, chi chiede a Israele di fare concessioni a Hamas non può essere considerato un vero alleato.
    Anche Smotrich ha espresso disappunto per la scelta del governo olandese, sottolineando che la priorità rimane la sicurezza del popolo ebraico. A suo avviso, l’Europa sta smarrendo la capacità di garantire la protezione delle proprie comunità ebraiche, mentre chiede a Israele di abbassare la guardia.
    Nel frattempo, in alcune capitali europee si firma una lettera congiunta che condanna Israele, senza una parola di condanna per Hamas. Una lettera che, secondo Sa’ar, “è stata già rimpianta da più di un ministro europeo degli Esteri”, perché ha solo rafforzato Hamas e reso più difficile il raggiungimento di una tregua.
    Israele chiede verità. E mentre continua a lanciare aiuti umanitari sopra Gaza, mentre permette a centinaia di pazienti palestinesi di ricevere cure fuori dalla Striscia, mentre combatte un nemico che usa i bambini come scudi umani, Israele viene giudicata da chi non sa più distinguere tra vittima e carnefice.
    L’Europa dovrebbe chiedersi: quale valore difendiamo quando premiamo chi realmente incita al genocidio (del popolo ebraico) e condanniamo chi si difende?
    Israele non cerca approvazione. Cerca giustizia. E continua a combattere — con le armi, con gli aiuti umanitari, con la sua stessa esistenza —in un contesto sempre più ostile.
    In un mondo che spesso si volta dall’altra parte, il popolo ebraico difende solo il diritto di esistere, di difendersi.

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