
Nelle ultime ore, Israele ha avviato una nuova serie di operazioni umanitarie nella Striscia di Gaza. L’aeronautica ha effettuato un lancio aereo di aiuti contenenti farina, zucchero e cibo in scatola, mentre sul terreno sono stati istituiti nuovi corridoi umanitari sicuri per consentire il passaggio dei convogli dell’ONU e delle organizzazioni internazionali. Inoltre, l’impianto di desalinizzazione nel sud della Striscia è stato riconnesso alla rete elettrica israeliana, con l’obiettivo di garantire acqua potabile a quasi un milione di persone.
A comunicarlo è stato il portavoce dell’IDF, che ha sottolineato come l’esercito resti attivo su due fronti paralleli: da un lato la facilitazione dell’assistenza ai civili, dall’altro il prosieguo delle operazioni militari contro Hamas, sia in superficie che nel sottosuolo. Solo nell’ultima settimana, oltre 250 camion di aiuti sono stati scaricati ai valichi, e circa 600 camion sono già stati raccolti e distribuiti all’interno della Striscia.
Le nuove misure arrivano in un momento in cui numerosi attori esterni — tra cui alleati occidentali e organizzazioni internazionali — seguono con attenzione la situazione a Gaza, con l’auspicio che l’assistenza ai civili possa essere distinta dalla battaglia contro Hamas.
La decisione ha però suscitato critiche all’interno del governo israeliano. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha espresso forte opposizione, definendo l’ampliamento degli aiuti come “una pericolosa concessione a Hamas”. Secondo Ben Gvir, si tratta di un errore strategico che “rischia di mettere in pericolo i nostri soldati e di allontanare la vittoria”. Il ministro ha anche protestato per non essere stato coinvolto nella riunione in cui è stata presa la decisione.
Le sue parole riflettono le crescenti tensioni nel governo Netanyahu, dove si confrontano visioni opposte: da un lato chi considera essenziale garantire una minima stabilità alla popolazione civile; dall’altro, chi teme che ogni camion che entra possa rafforzare – anche indirettamente – le capacità di resistenza di Hamas.
Israele continua così a muoversi su un crinale delicato: gestire una guerra in corso cercando al contempo di controllare la situazione umanitaria. Le operazioni militari non si fermano, ma l’affiancamento di misure civili dimostra quanto questa guerra sia anche una battaglia di scelte complesse — politiche, morali e strategiche.
Nei prossimi giorni sarà cruciale capire se la nuova linea tracciata riuscirà a reggere: se Israele saprà proseguire l’offensiva militare senza che l’azione umanitaria finisca, direttamente o indirettamente, per rafforzare Hamas.
Il governo israeliano cerca di raggiungere più obiettivi complessi: eliminare la minaccia terroristica di Hamas, non perdere il sostegno internazionale, aiutare la popolazione di Gaza, perché Israele non è in guerra contro i civili.
Credit foto: portavoce IDF