
La tappa decisiva della guerra
Il massiccio e penetrante attacco israeliano all’Iran apre la fase decisiva della guerra che si è aperta il 7 ottobre 2023. Essa non è mai stata la guerra di Gaza, come scrivono i giornali, e neppure la guerra di Israele con Hamas, che in definitiva è solo un burattino, come Hezbollah, gli Houti e tutti gli altri terroristi in Medio Oriente. La guerra è sempre stata, da quando fu concepita una decina di anni fa, preparata, organizzata e finanziata dagli ayatollah: una guerra dell’Iran per distruggere Israele. Non si tratta di una supposizione o di un’affermazione propagandistica, ma di numerose, continue, quotidiane dichiarazioni dei dirigenti iraniani, di azioni pratiche, di manifestazioni di massa, di iniziative come il cartellone luminoso che in “Piazza Palestina” a Teheran, pretendeva di marcare il conto alla rovescia per la fine dell’entità sionista, dell’armamento delle forze armate iraniane, delle loro azioni. Vale la pena di chiarire che per il piano strategico degli ayatollah la distruzione di Israele e il genocidio dei suoi abitanti erano solo una tappa, ma quella decisiva, per conquistare il consenso di tutti i musulmani, rovesciare i regimi sunniti per loro eretici, prendere il potere sulla Mecca e guidare la conquista islamica di tutto il mondo secondo quanto prescritto da Maometto.
Una guerra degli ayatollah, non del popolo iraniano
Israele da qualche tempo è arrivato ad accomodamenti più o meno formali con i vicini arabi che avevano cercato di distruggerlo con quattro guerre fra il 1948 e il 1973 (Egitto, Giordania, paesi del Golfo, in qualche modo Arabia e anche di recente durante questa guerra Siria e Libano). Non aspira ad altro che alla convivenza pacifica e sicura nella sua regione, come qualunque stato normale al mondo. Sa che da tempo il suo peggior nemico è il regime clerico-fascita iraniano. Non c’è odio fra Israele e popolo iraniano, anzi una tradizionale amicizia, che ha radici ai tempi dell’Impero persiano di Ciro (al British Museum è conservato il suo editto che consente la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, 25 secoli fa). Più di recente c’era un’alleanza di fatto con lo Scià Reza Palhavi; c’è sempre stata solidarietà con i tentativi dei giovani iraniani di liberarsi dalla dittatura). Netanyahu ha spesso rivolto al popolo iraniano messaggi di amicizia, ed è chiaro che i bombardamenti attuali non mirano a colpire la cittadinanza ma solo i dirigenti del regime. E non c’è conflitto territoriale: la distanza fra Israele e Iran è paragonabile a quella fra Roma e Stoccolma. La guerra è dovuta a una volontà ideologica e al disegno imperialistico degli ayatollah.
Un attacco giustificato sul piano giuridico e morale
Israele ha dunque tutto il diritto di difendersi dall’Iran con le armi e nei tempi che ritiene opportuni. Non solo perché è stato il regime degli ayatollah a progettare, organizzare, armare, finanziare la guerra che contro lo Stato ebraico conducono da due anni i suoi satelliti, a partire da Hamas. E non solo perché già due volte nei mesi scorsi l’Iran ha direttamente bombardato Israele, ricevendo reazioni limitate per imposizione dell’amministrazione americana di Biden, Ma soprattutto perché l’Iran era sul punto di superare la soglia nucleare che rende uno stato atomico virtualmente inattaccabile. Ormai era pronto quasi tutto, c’era il combustibile (uranio arricchito) per 10 bombe nucleari e altro se ne stava approntando a tutta velocità; c’erano i missili capaci di portare la Bomba su Israele (e va aggiunto, anche sull’Europa); c’era la delicata e complessa componente di innesto per implosione necessaria per far esplodere la carica nucleare; c’erano stati forse degli esperimenti di esplosione sotterranea. Come ha dichiarato per la prima volta il consiglio dell’Agenzia Atomica, l’Iran stava violando le regole del trattato di non proliferazione nucleare ed era pronto a mettere in opera il proprio armamento atomico. Se l’avesse raggiunto, avrebbe avuto un’arma di distruzione di massa capace di distruggere il nucleo di un paese piccolissimo come Israele. L’Iran ha dichiarato più volte di essere disposto a farlo e ha fatto anche girare alcuni video dimostrativi.
Il destino del mondo
Per questa ragione Israele non ha attaccato di sorpresa l’Iran, come scrivono i giornali, ma ha agito in autodifesa durante una guerra che l’Iran gli aveva dichiarato da tempo. L’amministrazione Trump, che pure non vuole essere coinvolta direttamente nell’attacco, ha capito perfettamente questo punto, non ha impedito a Israele di usare tutta la sua forza e gli ha dato appoggio logistico e informativo. Se l’azione di Israele avrà successo, si potrà aprire un nuovo periodo di pace in Medio Oriente. Il regime degli ayatollah potrà essere rovesciato o quantomeno fortemente depotenziato, tutto il terrorismo da esso finanziato e armato per forza si spegnerà, ci saranno le condizioni per estendere i patti di Abramo e la “Via del cotone”, rotta commerciale e spazio di innovazione fra India, Arabia ed Europa. Il grande disegno cinese di accerchiare l’Occidente e stabilire la propria egemonia con la Russia in Europa, con l’Iran in Medio Oriente e direttamente in Africa, subirà un arresto fondamentale. Ci saranno conseguenza anche sull’Ucraina, perché l’Iran è alleato di Mosca e importante suo fornitore d’armi. Insomma da quel che succede in queste ore in Medio Oriente dipende il destino del mondo e la pace anche in Europa.