
Una scoperta davvero particolare è stata fatta nel deserto del Negev. Sono state trovate cinque statuette, risalenti a 1.500 anni fa, all’interno di alcune tombe di donne e bambini, durante lo scavo condotto dagli archeologi dell’Autorità israeliana per le Antichità (IAA), nel sito di epoca bizantina di Tel Malhata, nella valle di Arad.
Le statuette raffigurano volti di uomini e donne. Due di queste – mai trovate prima di simili nella regione – sono state intagliate in ebano, legno nero di provenienza del Sud-Est asiatico, e, probabilmente, sono state realizzate in Africa. Tre in osso, invece, sono tipiche del Levante meridionale e di altre zone.
La scoperta è rilevante perché fa luce su inaspettate interazioni culturali e commerciali esistenti nel deserto del Negev. Il sito di Tel Malchata, crocevia chiave in epoca romano-bizantina, si trovava lungo le rotte commerciali che collegavano il Levante all’Arabia meridionale, all’Africa e all’India.
“Le statuette dimostrano che nel sud del Paese, circa 1.500 anni fa, viveva una comunità cristiana, alla quale appartenevano membri provenienti dall’Africa – affermano i ricercatori dell’IAA – Realizzate in osso e legno di ebano, una rara materia prima originaria dell’India meridionale e dello Sri Lanka, hanno anche un foro per poterle indossare al collo. Sembra che il loro scopo non fosse soltanto decorativo – aggiungono gli esperti – Probabilmente servivano anche come oggetti personali che portavano con sé una storia di identità, tradizione e memoria”.
Deposti con cura nelle tombe accanto a donne e bambini, come corredo funebre, questi manufatti si sono conservati in modo eccezionale. Le sepolture, datate al VI e VII secolo, sono coerenti con le pratiche funerarie cristiane dell’epoca.
In una delle tombe sono stati sepolti una donna e un bambino, una accanto all’altro, con le due statuette in ebano: ciò potrebbe far pensare a un legame familiare, forse erano madre e figlio. Secondo i ricercatori, “è possibile che le statuette rappresentino antenati e quindi riflettano tradizioni tramandate di generazione in generazione, anche dopo l’adozione del cristianesimo”.
Oltre a questi manufatti, sono stati trovati oggetti in vetro, gioielli in pietra e alabastro e bracciali in bronzo, tutti reperti indicativi di una comunità abbastanza benestante e con legami cosmopoliti.
“I reperti di Tel Malḥata creano un forte impatto emotivo non solo dal punto di vista archeologico, ma anche da quello umano. – ha affermato Eli Escusido, Direttore dell’IAA – Servono a ricordare che la Terra d’Israele è sempre stata un crocevia di culture e popoli: qui sono arrivati individui che si sono integrati nella popolazione locale, portando, però, con sé tradizioni e credenze da terre lontane”.