Oggi più che mai, la memoria della Shoà necessita di essere difesa e tutelata, specialmente nelle nuove generazioni. Il mondo ebraico ha compreso, dopo i tragici eventi del 7 ottobre avvenuti in Israele, e successivamente in tutto il mondo, che l’antisemitismo ancora esiste ed è fondamentale avere a disposizione strumenti per contrastarlo. “La Shoà e le sue radici” (Marcianum Press), il nuovo libro di Ugo Volli, è un testo che nasce dall’esigenza di creare un linguaggio specifico destinato a tutti, ma in particolare agli studenti. Il saggio è stato presentato presso la Casina dei Vallati e ha visto l’autore dialogare con la storica Lucetta Scaraffia. Il dialogo è stato moderato da Ariela Piattelli, direttrice di Shalom. L’evento, che ha fornito numerosi spunti di riflessione sulla Shoà e non solo, è stato organizzato dal Centro di Cultura Ebraica in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah e la libreria Kiryat Sefer.
“Questo è un momento della storia particolare, che in molti stanno vivendo con preoccupazione. Quello che sta accadendo intorno a noi ci mette in allarme, e ci fa riflettere sul come si creino schemi e ostilità estremamente dogmatici. Stiamo vivendo la fase in cui si sta tentando una pulizia legata ai termini, come ad esempio genocidio. Dunque diventa fondamentale studiare quelle che sono state le radici che hanno portato alla Shoà per questo ringrazio l’autore di questo testo” ha detto in apertura il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni.
Il saggio, mette in luce in maniera scientifica la Shoà senza attraverso un’analisi lucida e meticolosa. Il libro non si concentra infatti solo sulle terribili vicende del passato ma riflette sull’evoluzione che ha avuto la tragedia della Shoà nel mondo di oggi. “La didattica della Shoà dopo il 7 ottobre è diventata una pratica da rivedere. Si pensava si fosse fatto un grande lavoro di diffusione della conoscenza degli eventi, mentre oggi si realizza che servono strumenti nuovi e diversi per consentire di comprendere gli eventi che furono. Ma soprattutto per riconoscere le avvisaglie e confutare con precisione la disinformazione. Perché l’odio antisemita si diffonde con la disinformazione e attecchisce sull’ignoranza intesa come rifiuto di dati storici” ha aggiunto Antonella Di Castro, Vicepresidente della Comunità Ebraica.
“Il nostro lavoro, va oltre il 27 gennaio. La memoria è un esercizio quotidiano che per noi non ha una sola data nel calendario. In questo momento storico ancora di più, assieme alle scuole è fondamentale lavorare per tutelare e far conoscere la Shoà” ha poi sottolineato il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia.
“Questo testo è un utilissimo strumento didattico, ma in questo momento storico è particolarmente necessario – ha spiegato Ariela Piattelli, introducendo la presentazione –. Assistiamo ad un gran numero di tentativi di annacquamento, strumentalizzazione e distorsione della Shoà e della sua memoria. Il libro di Volli ridefinisce i contorni, ricorda i confini, descrive minuziosamente tutte quelle caratteristiche che rendono la Shoà un unicum della storia, come progetto consapevole fine a se stesso, ovvero lo sterminio degli ebrei”. Ma “la Shoà e le sue radici” aiuta anche a comprendere la continuità con il passato e ad interpretare il presente, a identificare le origini di eventi e fatti che accadono oggi”.
Restano quindi molti gli interrogativi su come continuare a tramandare ciò che è stata la Shoà, ma è chiara l’esigenza di farlo con strumenti scientifici come quelli presenti nel libro di Volli. Un compendio per conoscere affondo la storia della Shoà sin dalla sua genesi, ma al contempo monitorare l’antisemitismo in generale. “Ho molto apprezzato questo libro perché freddo e scientifico, capace di spiegare perché la Shoà ha una sua unicità nella storia. Quali sono state le sue radici, come si è svolta. Importante raccontare il dopo Shoà assieme agli effetti culturali che l’elaborazione di questo trauma della storia europea ha avuto negli anni a venire, e soprattutto come questa ferita sia stata poi elaborata nell’Europa post Shoà” ha commentato durante l’evento la storica Lucetta Scaraffia. Un testo in grado di analizzare il passato senza rinunciare a riflettere sul presente, interrogandosi su come gli eventi di ieri possano ancora verificarsi oggi.
“Al libro ho cominciato a lavorare un anno e mezzo fa. L’idea nasce da una casa editrice molto vicina al mondo della scuola e della cultura prevalentemente cattolica. Sebbene la mia disciplina non sia in realtà la storia contemporanea, ho accettato con gratitudine per due ragioni – spiega l’autore Ugo Volli – La prima è che pensavo di poter aprire così un dialogo con un mondo culturale e scolastico ricco e variegato, che raramente ha l’occasione di conoscere un punto di vista ebraico e favorire la loro conoscenza della Shoà. La seconda ragione è che sono perplesso dal modo in cui si è organizzata la memoria della Shoà, e la relativa giornata. Oggi, dopo il 7 ottobre e le reazioni di sconvolgente indifferenza da parte di buona parte della cultura “progressista” ne sono ancora più convinto. L’ho vista come una “Mitzvà”, scrivere questo testo. Una cosa per la quale sentivo un’urgenza due anni fa. Bisognava di nuovo parlare con forza della Shoà” aggiunge Volli.