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    Dureghello: "L’odio sui social ha fatto rinascere l’antisemitismo"

    Intervista di Gabriele Isman sul quotidiano La Repubblica 

    «Per il 15 per cento degli italiani la Shoah non c’è mai stata o non è avvenuta come ce l’hanno raccontata i testimoni. È un dato allarmante». Ruth Dureghello, 52 anni, da cinque è la presidente della comunità ebraica romana, la più antica dalla Diaspora. «L’antisemitismo si è evoluto, è cambiato, si è trasformato: l’escalation del linguaggio dell’odio soprattutto sui social ha sdoganato frasi che sembravano relegate alle chiacchierate informali». 

    È peggiorato l’antisemitismo?

     «Cinque anni fa Liliana Segre non era senatrice, non c’era la commissione sull’antisemitismo con la sua coordinatrice Milena Santerini. L’antisemitismo ha cambiato le sue manifestazioni e ci preoccupa: vie intitolate ad Almirante, braccia tese negli stadi, la parola ebreo usata in chiave dispregiativa, professori negazionisti come quello di Siena, chi rievoca i protocolli di Sion. Vado nelle scuole e le giovani generazioni sono impreparate a conoscere la pagine della persecuzione, ma è tutto il Paese che si è impoverito culturalmente. Negazionismo e revisionismo poi vanno fronteggiati per evitare che sfocino in forme violente come purtroppo è accaduto per esempio ad Halle». 

    La settimana scorsa, pur invitata, non era al convegno della Lega al Senato sull’antisemitismo. Perché? 

    «Trecento ragazzi mi aspettavano a Frosinone, non avevano mai parlato con la comunità ebraica. Non volevo sacrificare quell’impegno». 

    In un’intervista a un giornale israeliano Matteo Salvini ha detto che l’antisemitismo é colpa degli immigrati di fede musulmana. 

    «È una visione parziale, una parte del fenomeno che non aggiunge nulla a quanto già sappiamo. L’antisemitismo sta riemergendo. Dagli Stati Uniti all’Australia fino all’Europa assistiamo a fenomeni di estrema destra che meritano attenzione in modo serio perché anche in Italia, come già accaduto in Ungheria e in Polonia, si muovono in forme strutturate. Ogni Paese ha la sua Storia, le sue tradizioni e i suoi ebrei. Pur apprezzando gli accademici americani di quel convegno, il ragionamento sull’antisemitismo in Italia va fatto con gli ebrei italiani». 

    Il 27 sarà la Giornata della Memoria a vent’anni dalla legge che la istituì nel 2000. «Vorrei fosse davvero l’occasione di una seria riflessione più che per il cerimoniale che non serve a nulla. Una vera riflessione su un tema che può riproporsi: la perdita di coscienza che purtroppo è crescente. Il popolo ebraico vive la coscienza come condizione esistenziale, ma purtroppo non veniamo mai ascoltati». 

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