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    Israele, una storia lunga 4 millenni

    Il dibattito attorno al recente conflitto tra Israele e palestinesi ha riportato alla luce alcune argomentazioni pretestuose, talvolta foriere di pregiudizi antisemiti o di valutazioni superficiali. Tra i vari temi emersi nei dibattiti, vi è anche la presenza degli ebrei in Terra d’Israele nell’antichità. Una realtà testimoniata anche da diversi reperti trovati nel corso degli anni in varie aree del Paese, che permettono di ricostruire una continuità nel tempo e di far risalire le origini ai tempi più remoti. Lo ha spiegato a Shalom l’archeologo Dan Bahat, già professore all’Università Bar-Ilan di Tel Aviv e noto per le sue scoperte a Gerusalemme e a Masada. “Possiamo identificare tracce dell’ebraismo in Israele già all’epoca dei patriarchi, intorno al 1800 avanti l’era volgare. Non c’è molto, ma si possono notare alcuni elementi molto simili a come sono descritti nella Torah, come alcuni insediamenti fuori città che si ricollegano alla residenza di Abramo”. Il discorso prosegue in altre epoche lontanissime, con spunti relativi anche al periodo dell’esodo dall’Egitto, intorno al XIII-XII secolo. “L’archeologia dimostra che quando gli ebrei arrivano dall’Egitto si verifica un mutamento culturale nel Paese, con nuove tipologie di costruzioni, di case, di ceramiche, tutti elementi che rivestono un profondo significato”. Una storia che procede nei secoli anche nell’epoca dei re, Saul, David e Salomone, tra l’XI e il X secolo. “L’archeologia non permette di entrare nel merito di alcuni dettagli, come l’estensione dei confini del Regno, tanto più che nell’antichità, in Medio Oriente come in Europa, le frontiere erano assai labili – precisa Bahat – Tuttavia, possiamo affermare con certezza che è esistito un Regno d’Israele ed era molto fortificato. Esiste, tra gli altri oggetti, un reperto in ceramica risalente al regno di David, del X secolo, dove sono scritte delle leggi che sono esattamente quelle che vengono citate nella Torah, come la giustizia per la vedova o la non oppressione dell’orfano. Concetti che rappresentano una legge morale già in un periodo così lontano, quando norme simili erano assai poco diffuse. Altri reperti – mosaici, utensili, ceramiche, ma anche sinagoghe, mura, palazzi – si possono far risalire a quell’epoca e permettono di ricostruire alcune dinamiche, dalla vita religiosa all’attività agricola che contraddistingueva gli ebrei”. Classe 1938, Dan Bahat ha realizzato ricerche di inestimabile valore che hanno permesso di ricostruire importanti pagine di storia. Tra tanti scavi e molteplici studi, resta legato soprattutto a un’esperienza. “L’apice della soddisfazione per le mie ricerche l’ho raggiunto con le scoperte fatte a Masada – racconta con un misto di orgoglio ed emozione – In quell’occasione, a metà anni ’60, trovammo 11 pezzi di ceramica, con tanto di nomi propri, che si possono ricollegare agli ultimi ebrei che, come racconta anche Giuseppe Flavio, si tolsero la vita prima che l’assedio dei romani giungesse a compimento. Masada è il simbolo dell’indipendenza ebraica del Paese e trovare un oggetto in ceramica che ne rappresenta la storia è stata una delle sensazioni più emozionanti mai provate”.

    Infine, Bahat propone una riflessione. “I tanti reperti rinvenuti negli anni provano una presenza ebraica antica e costante. Ma perché agli altri Paesi non si chiede quali reperti antichi abbiano per giustificare la propria presenza sul territorio del loro stato nazionale?”.

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