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    Federica Mogherini, l’Iran e l’arte di non dire

    Ieri si è tenuto un incontro a Bruxelles dei ministri degli Esteri dell’Unione che aveva in agenda il dossier iraniano e doveva predisporre una risposta unitaria alle violazioni di Teheran all’accordo di limitazione dell’arricchimento dell’urano, per un uso quindi solo civile e non militare. Almeno una volta nella vita politica di Federica Mogherini, alto rappresentante della politica estera europea (titolo quanto mai pretenzioso), davanti alle palesi violazioni del regime iraniano, ci si sarebbe aspettati una dichiarazione di condanna, una presa di posizione netta, una denuncia. Ed invece dall’inesauribile arte di smussare e sminuire, per non offendere mai la sensibilità dell’interlocutore arabo o palestinese, la Mogherini piuttosto di dire la verità per come essa è evidente a tutti – ovvero che l’Iran ha violato gli accordi e sta minacciosamente arricchendo l’uranio per costruire testate nucleari – ha dichiarato che nonostante da parte dell’Iran vi sia un “significativo non adempimento” dei suoi obblighi, tuttavia “notiamo che tutti i passi che sono stati finora compiuti…sono al momento reversibili”. Quindi l’invito della Mogherini all’Iran perché torni “ad un pieno rispetto dell’accordo”.

    Come si fa ancora a credere che l’Unione Europea possa mai giocare un pur minimo ruolo in Medio Oriente? Possa mai proporsi come interlocutore neutrale? Quando il suo massimo rappresentante politico usa parole così equivoche, tra il detto e il non detto?

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